Abséance
Anni fa, in un convegno su Pierre Fédida, discutendo sul suo modo di intendere nella seduta la presenza-assenza dell’analista, mi venne di definirlo con un neologismo: “abséance” (ibridazione di séance e absence). Quella ‘abséance’ mi è ritornata in mente, in una imprevisto riferimento alle condizioni in cui ci siamo ritrovati costretti a riformulare la nostra ‘presenza’ in seduta. Con una disinvoltura che spero mi sia perdonata data l’eccezionalità della situazione, mi arrischio a pensare che ‘abséance’ (termine di una ‘neolingua’ in un vissuto, per tutti, del tutto, ‘inesperto’) potrebbe essere interpretata oggi quasi come un appiglio ‘teorico’ per rendere un po’ meno perturbante la nostra eccessiva dislocazione in quel “site de l’étranger” (così definito, nel titolo di un libro di Fédida, quello dell’analista); in quella posizione cioè in cui si pone (si ‘sposta’?) l’analista, segnata non dalla presenza ‘in persona’, ma dalla ‘assenza’ e dalla non-persona.
Biografia dell'autore:
Giovanni De Renzis, psichiatra e psicoanalista, membro associato della SPI. E’ stato per molti anni redattore della “Rivista di Psicoanalisi”. Negli anni iniziali della sua presenza nella SPI, già prima dell’associatura, ha partecipato, nei limiti consentiti dalla distanza geografica, con Enzo Morpurgo alle iniziative di Psicoterapia Critica, condividendo l’iniziativa editoriale del “Progetto psicoterapico”. Negli anni ’8a ho insegnato psicoterapia presso la Scuola di specializzazione in Psichiatria dell’Università di Napoli. Nel decennio successivo è stato membro della Commissione ministeriale per l’inserimento della psicoterapia nel SSN; ha compilato i lemmi “Desiderio” e “Immaginario”, per “Psiche. Dizionario storico di psicologia, psichiatria, psicoanalisi, neuroscienze” (Einaudi, 2006) e “Rappresentazione” e “Simbolo” per il “Dizionario internazionale di psicoterapia” (Garzanti, 2012). E’ autore di molte pubblicazioni in libri e Riviste nel più vasto anbito delle cd ‘scienze umane’, tra cui ricorda soltanto: la sua prima presenza nella Rivista di Psiconalisi della SPI (1978) per il valore simbolico e affettivo che conserva per lui, essendo questo il suo titolo: “L’uomo col magnetofono” e questi i suoi autori: E. Fachinelli e G. de Renzis; e ancora: “La mente è estatica. di ciò non so nulla”, in Notes per la psicoanalisi (2012), perché vi è contenuta una sua problematica interlocuzione con il testo di Fachinelli forse oggi più ricordato.