Attenzione alla parola “macronovirus”

In un testo del 15 marzo, pubblicato sul sito cospirazionista Égalité et Réconciliation, firmato da Felix Niesche e initolato Macronovirus, si trova un attacco contro Macron che ricorda lo stile dei ben noti pamphlets fra le due guerre consacrati al pericolo ebraico.  Secondo questa tradizione, l’ebreo è assimilato a un microbo invisibile che s’installa nel cuore delle nazioni civili per distruggerle.

Ed è proprio a questa  retorica, percepibile al primo colpo d’occhio, che si ispira l’autore del testo: “i grandi rifugi protettivi – scrive – gli ‘Hotels-Dieu’, gli ospizi, i grandi lebbrosari sono stati venduti agli speculatori, alle banche, alle assicurazioni, a Big Pharma”, e ancora, a proposito di Macron: “Questo lacché arrogante di un capitalismo senile e di una  marcia Repubblica bonapartista (…) il macrovirus non è caduto su di noi per caso (…) alcuni potranno andare alla Moschea, imparare l’uso delle armi spirituali per le future Jihad contro la Russia.  Altri potranno uscire dal loro isolamento per andare a votare e scegliersi fra tutti i parasssiti quello che  qualcun’altro gli avrà anticipatamente ordinato. (…) Usciremo da questa macropandemia, decimati, asserviti, miserabili?”

Nato nel 1955, l’autore di questo  testo è conosciuto per far parte della nebulosa dei ‘rosso-bruni’.  Come il suo amco Alain Soral, polemista di estrema destra, amico di Dieudonné, fondatore del movimento Égalité et Réconciliation e della casa editrice Kontre Kulture, che edita “I protocolli dei saggi di Sion” insieme ad altre opere ostili al sionismo, ai vaccini, alle “menzogne” dei democratici, e dei DVD destinati a educare le masse contro le potenze di questo mondo, considera dunque che Macron è il nuovo respnsabile di tutti i virus che infettano la vera Francia, innanzitutto quella che soffre, questa Francia strozzata da mafiosi che si sono impadroniti degli apparati dello Stato per far regnare un terrore virale sul popolo buono.  Tale è il significato di questo virus propagato da Macron, la sua banda e il suo BigPharma: un Macronovirus.

Il problema è che il termine Macronovirus comuncia a espandersi.  Lo si trova in particolare sul sito dell’Ufficio Collocamento CGT [Confederazione Generale del Lavoro] Grand Est in una dichiarazioen del 27 marzo 2020, in cui lo stile somiglia a quello di Felix Niesche: “Dietro il Coranavirus, il Macronovirus attacca le nostre libertà e il diritto al lavoro”.  Vi si può leggere che “la Repubblca è violata, che i dibattiti sono confiscati da eletti sordi alla democrazia”.  In breve, un dittatore si è impadronito del potere in Francia.  Egli profitta del virus per mandare i salariati alla morte.  Si trova ugulamente questo termine sul sito “Rouge cerise”, blog della sezione Oswald Calvetti del Partito comunista francese (29 gennaio 2020) a proposito di una manifestazione: “Colpiti da macronovirus e patronovirus, i media hanno coperto di un silenzio assordante la preparazione di questo ottavo giorno di azione contro il pensionamento a punti”.

La tematica del Macronovirus è stta ripresa in un account Twitter dallo stesso nome in cui si può leggere così (6 marzo 2020): “Il Macronismo è peggio di una piaga, è un virus”.  Ma essa circola anche privatamente, attraverso liste e blog, che diffondono, a frammenti, i testi di Niesche, talvolta senza capire di che si tratta.  Fra loro, miltanti della CGT, indignati di estrama sinistra, polemisti, psicoanalisti, sociologi, ricercatori, ecc.,

E’ dunque urgente preparare una barriera sanitaria contro l’uso di questo termine.  Si può, in Francia, odiare il personaggio Macron, si ha il diritto di scrivere qualsiasi cosa contro questo governo, contro la sua maniera di gestire la crisi sanitaria, si ha il diritto di acccusare sempre “l’Altro” di essere colpevole di tutte le sofferenze sopportate, si ha il diritto di cercare dei “capri espiatori”, di prendersela con il vicino, di affermare che la Francia è una Repubblica delle banane, amministrata da assassini che ordinano “selezioni” fra i vecchi, i ricchi, i poveri, i giovani, il popolo, le élites, come sulla rampa di Auschwitz.  Si ha il diritto di cercare in permanenza l’asino della favola di La Fontaine: questo si chiama libertà di espressione e bisogna difenderla.  Ma mi sembra urgente approntare una barriera sanitaria contro certe parole provenienti dalla tradizione di Drumont, degli anti-dreyfus e di “je suis partout”.

Macronovirus fa parte di questa tradzione.

Tradotto dal francese da:

Giovanni De Renzis

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European Journal of Psychoanalysis