“E’ possibile parlare di Male in tempo di pandemia?”

Evil, in inglese, è quasi il sostantivo di bad, cattivo. Evil, il Male, evoca qualcosa di generale, filosofico, religioso, qualcosa che trascende i singoli mali. Quando in una lingua abbiamo un sostantivo, i filosofi pensano subito che esso designi un’essenza. E infatti il pensiero occidentale, sin dai tempi dell’antica Grecia, ha interrogato l’essenza del Male.

La risposta più frequente, da Platone fino a oggi, è che il Male non è un’essenza, per la semplice ragione che il Male, nel fondo, non esiste. Il male, come disse anche Agostino d’Ippona, è solo una perdita di Essere, non un ente. Il male è o un’illusione, o l’effetto disgraziato delle umane illusioni.

Si tratta solo di vecchia metafisica? Noi moderni pensiamo di essere più “realistici”, disincantati, così pensiamo di sapere che le cose cattive esistono. Ma una cosa sono le cose cattive, altra cosa è il Male.

Uno dei pensatori più influenti nella modernità, specialmente per quel che riguarda la politica e la società, è Rousseau. Anche Marx e i marxismi sono impensabili senza Rousseau. Segnalo inoltre che uno dei due maggiori partiti che governano l’Italia, il Movimento Cinque Stelle, si regge su una piattaforma on line chiamata Rousseau, insomma, il partito che più di ogni altro governa l’Italia si dichiara rousseauiano. E tutti i movimenti ecologisti nel mondo – io condivido la maggior parte delle loro richieste – sono una chiara forma di rousseauismo. Insomma, il rousseauismo è una delle poche ideologie che oggi governano il mondo.

Secondo Rousseau, Natura è sempre buona, sono gli umani a introdurre il male nel mondo costruendo la società, la Kultur, e questa Kultur o cultura è la causa del nostro malessere, del nostro Unbehagen. Gli esseri umani sono infelici perché si sono separati dalla natura. E quando nel 1755 il terremoto di Lisbona suscitò dispute tra filosofi dell’epoca, Rousseau affermò che la causa delle tante vittime di quella catastrofe non era una natura indifferente al benessere umano, ma l’uomo stesso, che ha costruito città con alti edifici. Con Rousseau, i filosofi non dicono più esplicitamente che il Male è non-essere, ma che il Male viene portato dagli umani in una natura che è in sé benevola. Gli uomini portano l’anti-natura, quindi il Male, nel mondo.

Penso che la maggior parte dei commenti che ho letto o ascoltato in questi mesi della pandemia da coronavirus – da parte di sociologi, filosofi, politici, dotti giornalisti – sono una riedizione dell’argomentazione di Rousseau contro Voltaire sul terremoto di Lisbona, solo con qualche variazione marginale.

Viene dato per scontato che l’epidemia da covid-19 non è come le altre, perché oggi la vera causa del virus non è una normalissima e prevedibile mutazione e uno spillover tra specie, cose che il darwinismo spiega alquanto bene, ma un effetto umano. Il virus sarebbe conseguenza del cambiamento climatico (che a sua volta è effetto dell’industrializzazione) o delle politiche di deforestazione perseguite dai paesi moderni, o della vicinanza di animali agli umani a causa dell’espansione delle città, oppure della febbrile mobilità legata ai trasporti rapidi, ecc. Naturalmente, tra queste cause umane, troppo umane, della pandemia ogni ideologia sottolinea certi punti piuttosto che altri. Secondo gli ecologisti, il peccato umano è l’industria e la sua minaccia alla natura originaria, secondo i marxisti il peccato originale è il mercato capitalista e le diseguaglianze sociali; e così via. (Mi chiedo però come le diseguaglianze sociali possano essere legate a un’epidemia che ha colpito le regioni più prospere del pianeta, come la Lombardia, New York e altre metropoli.)

Ho parlato con alcuni biologi ed esperti in virologia per capire se queste interpretazioni siano vere. Abbiamo concluso che non c’è nessuna prova che queste ipotesi siano vere, anche se, ovviamente, il crescere della mobilità diffonde i virus più facilmente e rapidamente. Per esempio, la Cina è uno dei paesi del mondo che più ha puntato sulla riforestazione negli ultimi decenni, e tuttavia il coronavirus si è generato là.

Di fatto, non c’è alcuna essenziale differenza tra i coronavirus e gli altri virus o batteri che hanno infestato l’umanità per secoli, quando non c’era capitalismo, né industrializzazione, né cambiamento climatico… L’influenza spagnola, che uccise milioni di persone  nel mondo un secolo fa, fu molto più micidiale del coronavirus, eppure a quell’epoca l’industrializzazione era alquanto limitata e la maggior parte del pianeta era costituito da contadini.  Eppure gli uomini e le donne di oggi hanno un forte bisogno di denunciare l’umanità come causa e sorgente di tutti i mali. Come Spinoza, pensiamo che “l’Essere è bene” e che il male sia una creazione umana. Non è abbastanza ricordare che Homo sapiens ha prodotto molte cose che danneggiano gli esseri umani stessi, come le guerre, le industrie inquinanti, armi letali, sfruttamento e asservimento di altri esseri umani…. Ma indicare col dito i cattivi prodotti dell’umanità è una cosa, considerare gli umani la sola causa reale del Male è altra cosa.

Il riflesso intellettuale che consiste nel pensare che, se c’è una catastrofe, la causa debba essere sempre umana esprime una reazione molto antica, che conosciamo bene sin dalle società più primitive. I Jivaros del Sud America, per esempio, sono convinti che se un parente muore, anche se a 80 anni nel suo letto, questo è sempre la conseguenza di un complotto omicida – i parenti devono trovare i colpevoli e punirli.  Un riflesso molto radicato negli umani ci fa presumere che tutte le cose terribili siano un prodotto o divino o umano. O è un dio ad averci puniti, oppure, se non crediamo più negli dei, uomini cattivi sono all’origine del cattivo evento. Così, alcuni secoli fa l’epidemia da covid-19 sarebbe stata letta come un atto dell’Onnipotente per punirci per i nostri peccati. Oggi Onnipotente non è più un dio ma “l’uomo potente” – politici, industriali, il capitalismo – magari pure l’OMS o i cinesi, secondo Trump e altri fascisti. Questi uomini e donne potenti sono la causa ultima di tutti i nostri disastri, incluso il covid. Una grande distanza etnica separa noi che viviamo nei paesi iper-industrializzati dai Jivaros dell’Ecuador, ma i meccanismi del capro espiatorio sono gli stessi. Una mente superiore è sempre la causa delle catastrofi: oggi la mente superiore è il capitalismo, o la civiltà industriale, o la tecnoscienza, insomma agenti umani, il nuovo Satana per noi.

Ma forse è venuto il tempo di riconoscere che gli esseri umani non sono né dei né demoni, che gli umani sono solo umani, buoni o cattivi a seconda delle circostanze.

 

Non vorrei essere frainteso: non escludo che in questa pandemia ci sia qualche contributo indiretto degli umani. Per esempio, in certi paesi il sistema sanitario ha reagito abbastanza bene all’epidemia (secondo gli esperti: Cina, Australia, Germania, Canada, Islanda, Portogallo), in altri paesi molto meno. Tutti dovremmo imparare dalla politica sanitaria cinese, che ha dato una delle risposte più efficaci all’emergenza. Molte cose dovrebbero essere cambiate per migliorare la nostra reazione a un’epidemia – perché ce ne saranno certamente altre, come ce ne sono sempre state. In effetti, oggi la risposta principale è consistita nel distanziamento sociale imposto, non diversamente da quello che fecero gli Europei nella metà del XIV° secolo in occasione della famosa peste. Ma una cosa è criticare la nostra risposta a un’epidemia, altra cosa è accusare l’Umanità come origine di tutti i mali.

Certo potremmo trovare un contributo umano persino negli effetti di uno tsunami, per esempio, se proprio ne vogliamo trovare. Potremmo dire che è pericoloso costruire case e alberghi troppo vicini all’oceano, per esempio; o possiamo criticare i sistemi di soccorso in alcuni dei paesi colpiti dallo tsunami del 2004 in quanto insufficienti, per cui molte più vite potevano essere salvate… Ma sarebbe assurdo sire che lo tsunami del 2004 è stato causato essenzialmente dall’industria turistica (anche questo mi è capitato di leggere!) giusto perché molte vittime erano turisti sulla costa dell’oceano che provenivano da paesi non-asiatici.  Sarebbe assurdo dirlo, come per me sono altrettanto assurdi tanti commenti recenti sul covid-19, firmati spesso anche da nomi illustri di filosofi…  Per darvi un esempio, un filosofo famoso ha detto che l’epidemia da coronavirus è legata al mercato capitalista perché questo spinge a una grande mobilità, e la mobilità favorisce il diffondersi dei virus.  Il nostro profondo bisogno di criticare il tipo di società in cui viviamo – cosa che di per sé è lodevole – ci spinge spesso a dire e scrivere vere e proprie sciocchezze.

Credo che alla base di tanti commenti sulla pandemia ci sia la stessa dinamica che crea quelle che un tempo si chiamavano leggende metropolitane, e che oggi si preferisce chiamare teorie cospiratorie o fake news. Non è cosa nuova, in tutte le epoche è stata molto forte la tentazione “persecutoria” di considerare certi uomini o donne come i veri autori dei disastri. Dopo l’incendio di Roma nel 64 d.C., si credette che prima l’imperatore Nerone, poi i cristiani, fossero gli incendiari. Dopo il grande incendio di Londra del 1666, tutti i londinesi erano convinti che avessero appiccato il fuoco i pro-papisti, in particolare francesi, e difatti un povero francese venne impiccato come incendiario. C’è una grande resistenza da parte degli esseri umani, anche da parte di quelli più colti, ad accettare il fatto che la natura o il caso sia l’origine ultima delle sofferenze umane. In questo senso tutti siamo come i Jivaros, abbiamo un vorace bisogno di colpevoli di ogni cosa, specialmente della nostra stessa morte (sempre più spesso, difatti, quando un nostro caro muore di malattia, ce la prendiamo con i medici). Abbiamo bisogno di capri espiatori, anche se oggi il capro non è uno specifico essere umano, ma l’Umanità stessa. Non più un Nerone, ma il capitalismo, o il comunismo, o la tecnoscienza, o la struttura sociale… Perché gli umani sono assetati di senso, e trovare il responsabile di un evento insensato ci salva, almeno per un po’, da ciò che noi umani temiamo più di ogni altra cosa, il nostro Bau Bau: l’oceano di insensatezza che circonda l’isoletta dell’umana costruzione del senso.

Data di pubblicazione:

13/07/2020

Biografia dell'autore:

Sergio Benvenuto, psicoanalista, già 1° ricercatore in psicologia e filosofia presso il CNR (ISTC) a Roma. E’ presidente dell’Istituto Elvio Fachinelli (ISAP – Istituto di Studi Avanzati in Psicoanalisi). Ha fondato nel 1995 e diretto “European Journal of Psychoanalysis”, che è pubblicato sia in inglese che in italiano che in russo. Ha collaborato e collabora a varie riviste culturali, tra cui Telos, Lettre Internationale (edizioni tedesca, francese, spagnola, ungherese, rumena), Texte, Journal for Lacanian Studies, L’évolution psychiatrique, American Imago, DIVISION/Review, Cliniques Méditérranéennes, Journal of American Psychoanalytic Association. Ha tradotto in italiano per Einaudi il Séminaire XX: Encore di Jacques Lacan. Emeritus Professor presso l’Istituto Internazionale di Psicologia del Profondo di Kiev (Ucraina), docente presso la Scuola di Formazione in Psicoterapia Esculapio di Napoli.

Tra le sue pubblicazioni più recenti: Perversioni. Sessualità, etica, psicoanalisi (Torino: Bollati Boringhieri, 2005). « Perversion and charity : an ethical approach », in D. Nobus & L. Downing eds., Perversion. Psychoanalytic Perspectives / Perspectives on Psychoanalysis (London : Karnac, 2006, pp. 59-78). Accidia (Bologna: Il Mulino, 2008). Con A. Molino, In Freud’s Track’s (New York: Aronson, 2008). La gelosia (Bologna: Il Mulino, 2011). Lo jettatore (Milano: Mimesis, 2012). “Ethics, Wonder and Real in Wittgenstein”, in Y. Gustafsson, C. Kronqvist, H. Nykänen, eds., Ethics and the Philosophy of Culture: Wittgensteinian Approaches, 2013, Cambridge Scholar Publishing, pp. 137–159. “Merleau-Ponty and Hallucination”, American Imago, 72, Summer 2015/2, pp. 177-196. “Sono uno spettro, ma non lo so” (Milano: Mimesis, 2013). Lacan, oggi (Milano: Mimesis 2014). La psicoanalisi e il Reale (Nocera: Orthotes, 2015). What Are Perversions? (London: Karnac, 2016). Leggere Freud (Salerno: Orthotes, 2018). Conversations with Lacan (London: Routledge, 2020).

Share This Article

European Journal of Psychoanalysis