Presentazione di E. Fachinelli ‘Esercizi di psicoanalisi’.

Intervento sulla raccolta di saggi ‘Esercizi di Psicoanalisi’ di E. Fachinelli (Feltrinelli). Roma, 18 novembre 2022.

Da quale vertice entrare in dialogo con questi scritti sparsi, appunti, note, controcanti, in attesa di  eventuali approfondimenti e sviluppi?

Certo, questi ‘esercizi’ possono essere utilizzati per un ulteriore ampliamento della conoscenza del pensiero di Fachinelli, ma forse da questo punto di vista in gran parte confermano il già noto: il suo vettore fondamentale è quello di sviluppare il ‘desiderio dissidente,’ che talvolta finisce per renderlo  presente/assente, in una posizione dislocata rispetto al rischio di trovarsi anche accidentalmente nel ruolo di chi esercita una funzione di potere. Si coglie la sua attenzione ad evitare di trovarsi in una posizione di potere, quella del terapeuta con il paziente o più in generale nelle interazioni umane.

Ad esempio, Fachinelli sottolinea il valore svolto dalla marginalità nello sviluppo del pensiero di Freud nello scritto Freud e l’ebraismo (post 1986): “Occorre interrogare a questo proposito la cosiddetta marginalità di Freud, il suo isolamentorispetto alla scienza  contemporanea da cui proveniva,  e rispetto al suo essere ebreo.” (p.177).

Oppure coglie la stessa marginalità, criticandola ma insieme forse apprezzandola, nella Società Psicoanalitica Italiana che celebra il Congresso del Cinquantenario a Trieste, nel 1982, come per rivendicare le sue ascendenze nobili, legate alla triestinità d’origine in un luogo mitico del Novecento, nello scritto Mastodonti: ” vi è in questo la nostalgia dell’essere al margine, dell’essere pochi e avventurosi in un mondo dominato da concezioni avverse, il cattolicesimo, il fascismo, l’idealismo, colossi mastodontici eppure sensibili ai colpi di spillo della cerbottana psicoanalitica.”(p. 161)

Queste parole evocano in me la visita a Luserna (paese in cui Fachinelli nasce nel 1928) fatta in occasione del Convegno per i 20 anni dalla morte di Fachinelli, tenuto all’Università di Trento, nel marzo 2009, con il coordinamento di Nestore Pirillo: Luserna è un paesino di montagna in provincia di Trento (dove ora è la biblioteca che porta il suo nome e che conserva i suoi 3072 volumi), un’isola linguistica in cui si parla un dialetto tedesco-boemo, il cimbro. Nel 1930 la sua famiglia di modeste condizioni emigra in Francia, dove Elvio segue le scuole francesi fino al 1940, quando è costretto dall’inizio della guerra a rientrare in Italia. Durante la visita, mi interrogavo sul contrasto tra la marginalità del luogo e l’ampiezza del pensiero di Fachinelli che spesso aveva contribuito ed ampliato orizzonti mentali limitati in psicoanalisi. Forse egli teneva a questa sua marginalità originaria, non voleva passare dalla parte del potere comunque esercitato, nemmeno quello dell’intellettuale e del terapeuta.

Questa attenzione alla marginalità la possiamo cogliere anche negli scritti tormentati sull’uccisione di Pasolini, L’amore e la preda, una forma di diario che Fachinelli tiene per quattro giorni dopo la morte del poeta, in una specie di stream of consciousness, nel quale coglie il rischio che può correre un intellettuale come Pasolini, che aveva fatto dei marginali i protagonisti dei suoi libri e film e pamphlet, ponendoli al centro dell’attenzione, e che finisce per scivolare lungo la china di diventare comunque nella relazione con loro inevitabilmente rappresentante di rapporti di forza e di potere, sia sul piano economico, sia su quello della rappresentanza sociale, sia su quello interpersonale.

Per questo mi sembra che la sensibilità al sentirsi marginale sia profondamente fachinelliana, e che l’abbia trasformata in un vantaggio, in una specie di elemento identitario. Non sarebbe opportuno trasformare Fachinelli in un guru, in un profeta di verità, ma è utile piuttosto  riconoscergli il ruolo che ha scelto, quello di sviluppare il desiderio dissidente.

Quindi mi piace raccogliere il suo invito a non collocare Socrate al potere (La gabbia di Freud, p.31), nel senso di non utilizzare in modo schematico il vertice psicoanalitico per applicarlo a situazioni al di fuori della dinamica tra inconsci che si sviluppa in stanza di analisi tra analista e paziente, con l’inevitabile effetto di assegnare una curvatura antitragica e adattativa al rapporto tra individuo e ambiente, per lasciare invece alle emergenze dell’inconscio in seduta tutta la forza della loro potenza critica delle diverse forme di potere che facilmente prendono forma nelle stesse società di formazione psicoanalitica in forme di tipo affiliativo.

Mi sembra utile evidenziare in questi scritti sparsi di Fachinelli elementi che possono essere interessanti per sviluppare punti critici e oscuri presenti nel processo psicoanalitico del tempo attuale che stiamo vivendo.

Gli aspetti più interessanti, a mio parere da sviluppare in analisi, sono quelli riguardanti i riferimenti a ciò che non è già noto, a cominciare dal linguaggio del corpo nella cura. Fachinelli in Conversando con Lacan (p.33) afferma: ” La mia posizione ha questo di più radicale, è che ritengo che già a livello della parola ci sia -la parola è linguaggio, ma non  la stessa cosa-, ci sia qualcosa che fa in modo che il ‘partner’ sia in se stesso Altro, Altro con la ‘A’ maiuscola. Il partner, appunto, non è l’altro, l’alteralius.”(p.35) Ci ricorda che il partner è alius, e non alter nel senso di rispecchiamento, doppio, replicazione. Approfondisce questa tematica parlando del Quinto privilegio dell’inconscio, cioè dell’influenza plastica intensiva dell’inconscio sui processi somatici: “Se l’inconscio plasma l’intero organismo, esso è all’origine non soltanto di tutte le ‘malattie’, ‘fisiche’ e ‘mentali’, ma anche della loro guarigione.” (p.54)

A cominciare dalla pubblicazione della rivista Il corpo Fachinelli ha sempre avuto attenzione per il nesso inconscio-corpo come elemento fondante la psicoanalisi, non un inconscio che diventa conscio come sviluppo sostitutivo della genitorialità (” la psicologia come un sistema genitoriale accessorio”,  p.78), ma come linguaggio che apre nuovi mondi da esplorare, utilizzando il ‘non fare creativo’ nella cura, la relazione che include la presenza e le comunicazioni non verbali, mimiche, gestuali, sensoriali.

E questo porta a prestare attenzione agli scritti che evidenziano l’impossibilità di attingere certe dimensioni dell’inconscio tramite la parola pura, a favore invece de ‘La parola contaminata‘ (p.99) che riprende il famoso testo de ‘l’uomo col magnetofono’ che registra l’incontro con l’analista, e lo invia a  Les Temps Modernes, dove viene pubblicato  con gli articoli di commento di Sartre, Pontalis, Pingaud. Qui Fachinelli evidenzia tutte le interazioni che nella seduta avvengono aldilà della parola, depositate nei rumori di fondo della registrazione e in altre manifestazioni della presenza del soggetto, in quello che indica come linguaggio scenico, ‘fatto di scatti, grida, ventriloquismi, che tende a una messa in scena personale, verso l’attuazione, nei modi di una proclamata fisicità immediata, di un paradiso da cui il paziente è escluso’. “Abrahams -come del resto altri soggetti ‘difficili’, ‘impossibili’, ‘borderline’, ‘psicotici’…-propone un movimento diverso. Un movimento di cui occorre sottolineare insieme la problematicità e la positività, e che passa attraverso la parola contaminata, per così dire, vale a dire la parola non scissa, o il meno scissa possibile, da ciò che non è parola. Il suo supporto fonico e affettivo, per esempio” (p.110).

Sappiamo che nella clinica contemporanea la necessità di accedere a comunicazioni preverbali pone l’analista nella posizione di un ascolto che si rende ricettivo di aspetti che chiedono di essere colti con tutti i sensi e che non hanno potuto attingere nella prima infanzia a un livello simbolico compiuto, ma sono in attesa di un ascoltatore che ne attivi la comunicazione tra inconsci e ne renda possibile la ricezione con la presenza fisica. L’esigenza di una pienezza originaria indica l’ambiguità della parola. Non basta impadronirsi della semiotica della parola, ma è tutto il presupposto di traducibilità implicito nella posizione e nella tecnica a essere messo in questione, il presupposto di permutazione o equivalenza verbale di quanto accade. Penso che ‘ l’ascolto analitico con tutti i sensi’ possa favorire la trasformazione in sensazioni, immagini e parole, del mondo interno da parte del paziente stesso, come nei sogni, invece di cercare l’adeguazione mimetica della parola incontaminata, scissa da ciò che non è parola, ad esempio il supporto fonico e affettivo fatto di gesti, di quel contesto teatrale che Bleger chiama drammatico. La psicoanalisi non è confronto tra concetti ma tra inconsci di esseri viventi.

Forse lo scritto in cui Fachinelli esplicita meglio tale sua posizione è quello Sulla Negazione (p.91) nel quale osserva che la negazione ha sempre una struttura duale, bipolare, di cui Freud non si accorge, con il rischio di un ipersviluppo del pensiero che uccide il piacere. Per Freud, sostiene, la negazione ha sempre una positività tendenziale collegata alla possibilità di pensare simbolicamente. Questo per Fachinelli implica una soggezione della soggettività negante in nome di un sapere che tende ad essere generale, assoluto. Invece egli opta per il rifiuto del processo di riduzione operato da parte dell’analista con la sua interpretazione, in nome dell’ascolto della soggettività negante, dell’asimmetria della posizione sapere-desiderio.

Questo ci rimanda a un ultimo aspetto sul quale Fachinelli ci invita a lavorare nello scritto Mistica estasi poesia (p.173) in cui parla di un’esperienza psichica, lo stato estatico, che non può essere disincarnata, ma che rimane legata all’esperienza corporea. Tuttavia, osserva, nel nostro tempo questa costituisce un’esperienza individuale, non codificata e ordinata come avveniva nei riti antichi nei quali diventava un’esperienza comunitaria, come nei misteri dionisiaci o eleusini. Fachinelli segnala la dimensione solo individuale e/o di massa dell’esperienza mistica estatica poetica del nostro tempo e la carenza di esperienze di comunicazione mistiche condivise in rituali comunicativi.

Data:

16/12/2022

Informazioni sull'autore:

Anna Ferruta, Psicoanalista, Società Psicoanalitica Italiana, International Psychoanalytic Association.

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European Journal of Psychoanalysis