Il cuore spezzato tra Ucraina e Russia
La testimonianza di uno psicoanalista sui due paesi in guerra
(Questo saggio amplifica un articolo pubblicato su Doppiozero, 22-II-2022)
Putin in pochi anni è stato capace di costruire un capolavoro: creare un forte senso nazionale ucrainoche prima mi appariva marginale e minoritario. Oggi anche chi parla solo russo ma vive in Ucraina odia la Russia… Non è un antico odio tra i due paesi a spiegare le decisioni politiche degli ultimi anni, sono le decisioni politiche degli ultimi anni a spiegare il nuovo odio tra i due paesi.
Su Facebook e su altri social media, persone che parlano russo ma col passaporto ucraino scrivono: “Questo sarà il mio ultimo Post in russo. Da ora in poi, posterò solo in ucraino. Anche in casa ci siamo impegnati a parlare solo in ucraino, tra noi”. Questo è uno degli effetti del capolavoro di Putin.
Gli amici ucraini mi dicono che nelle ultime settimane i negozi di armi si sono svuotati nel paese: quasi tutti hanno comprato almeno un’arma da fuoco. Per esercitarsi nelle palestre di tiro-a-segno, c’è una lunga lista d’attesa: tutti vogliono andare a sparare. Questo la dice lunga sulla sfiducia nei confronti dell’esercito ucraino. Danno per scontato che, se Putin lo volesse, potrebbe occupare tutta l’Ucraina in un paio di giorni. Meglio quindi armarsi e battersi dalle proprie case. “Il popolo in armi” era l’ideale di Lenin, ma è anche quello della National Rifle Association americana.
I bambini, anche di 5 o 6 anni, vanno a scuola. Qui però le maestre insegnano loro come raggiungere il rifugio più vicino in caso di bombardamento. Si tratta di sotterranei freddi. Vorrei tanto sapere che cosa frulla nelle teste di questi bambini. Ma so che nel Donbass gli scolari sono istruiti a fare esattamente la stessa cosa: solo che loro temono le bombe che verrebbero dall’Ucraina…
Eppure la linea ufficiale del governo ucraino è quella di sdrammatizzare, di non spaventare la popolazione. Al di fuori delle grandi città, molti non si rendono conto che potrebbe a breve scoppiare la…
Da vent’anni ho rapporti, che sono diventati quotidiani, sia con la Russia che con l’Ucraina. Ho carissimi amici in entrambi i paesi. Insegno all’Istituto internazionale di psicoanalisi di Kiev e al Museo del Sogno di St. Petersburg, e seguo pazienti sia russi che ucraini (esercito come psicoanalista), faccio seminari, ecc. Sia in presenza che on line.
Quando cominciai ad andare regolarmente nei due paesi, verso il 2000, la differenza tra Ucraina e Russia sembrava irrilevante. Come sono quasi irrilevanti le differenze tra i vari paesi ispanici latino-americani, per esempio. Colleghi ucraini venivano invitati in Russia, e viceversa. Per tutto ciò che era evento culturale o scientifico, la sola lingua parlata, anche in Ucraina, era il russo. Tutti gli ucraini parlano e leggono il russo, mentre non tutti gli ucraini capiscono bene l’ucraino. In effetti, molti ucraini, soprattutto nella parte orientale – che include Kiev – hanno parlato sempre russo. Ucraino e russo, entrambe scritte in cirillico, sono lingue vicine come l’italiano e lo spagnolo, più o meno.
Kiev ha un’architettura tipicamente russa: una combinazione di bianco e verde, o di bianco e blu, le cupole d’oro. Il gioiello della città è il Lavra, un insieme monumentale che risale al Medioevo e che contiene vari monasteri ortodossi. È un po’ la città del Vaticano della religione russo-ortodossa.
Lavra a Kiev
Il vero conflitto tra i due paesi cominciò nel 2014, quando Putin decise di annettere la Crimea alla Russia. Prima a Kiev si alternavano partiti e leader pro-europei (quando un ucraino dice “Europa” intende Europa occidentale, escludendo quindi ipso facto l’Ucraina dall’“Europa”) e pro-russi, ma con la vittoria del filo-europeo Petro Poroshenko, Putin pensò che l’Ucraina fosse ormai “perduta”, e che quindi la cosa migliore fosse annettersi le zone francamente filo-russe del paese – oltre alla Crimea, il Donbass. In realtà, separare la popolazione russa da quella ucraina è come voler separare il latte e il caffè da un cappuccino.
Evidentemente la paranoia di Putin sta gettando sempre più l’Ucraina nelle braccia degli Stati Uniti e dell’Unione Europea.
Ucraina e Russia sono quindi in guerra da otto anni, si è trattato finora di una guerra a bassa intensità, anche se ha fatto 13.000 morti. I russi si battono attraverso i separatisti russi che hanno creato le repubbliche indipendentiste di Luhansk e Donetsk a Est del paese, e che il 21 febbraio 2022 Putin ha riconosciuto. La reazione del governo di Kiev nei confronti dei separatisti non è molto diversa da quella di Madrid contro il separatismo catalano o basco, per esempio. La differenza è che mentre dietro il separatismo catalano e quello basco non c’è nessuno a parte i catalani e i baschi, dietro il separatismo del Donbass c’è Putin.
Da allora, gli amici russi che venivano regolarmente invitati in Ucraina non sono più invitati. La ragione che vien data è che oggi un cittadino russo in Ucraina potrebbe correre rischi.
Gli ucraini che hanno amici e colleghi in Russia hanno osservato che i loro rapporti con questi si sono sempre più raffreddati col tempo. Quel che li colpisce è il fatto che gli amici russi non parlino mai di politica con loro, non dicono mai “Mi dispiace per quel che sta accadendo tra Ucraina e Russia!” La politica sembra essere un tema tabù, quando parlano con gli ucraini.
La verità è che i due paesi si stanno drammaticamente allontanando l’uno dall’altro, come le galassie nell’universo in espansione.
I governi ucraini successivi al 2014 spingono verso una sistematica “ucrainizzazione” culturale del paese. Le scritte dei negozi, come qualsiasi scritta pubblica, devono essere tutte in ucraino. Le lezioni nelle scuole, nelle Università, gli esami, ecc., devono essere tenute in lingua ucraina. Il governo sostiene le produzioni editoriali, teatrali e cinematografiche solo in ucraino (così, un mio libro già pubblicato in russo è stato pubblicato in ucraino grazie a sovvenzioni governative). La strategia è quella di sradicare il classico bilinguismo ucraino con un nuovo bilinguismo: sostituire l’inglese al russo. Colpisce vedere di fronte a edifici pubblici sia la bandiera ucraina che quella dell’Unione Europea, come se l’Ucraina facesse già parte dell’UE. Tutti i canali televisivi della Russia sono proibiti, ma ci sono canali privati ucraini in lingua russa (come ci sono canali nelle lingue minoritarie, polacco, ungherese, bulgaro e rumeno). Non ci sono da anni voli diretti tra Russia e Ucraina, di solito bisogna cambiare aereo a Minsk, Bielorussia.
In Ucraina non si vedono più film prodotti in Russia. Invece libri stampati in Russia si possono comprare nelle librerie. In Ucraina c’è una lista nera di registi, autori e attori russi che hanno pubblicamente approvato l’annessione della Crimea, nessuna loro opera può essere vista o letta in Ucraina.
L’obbligo di tenere tutte le lezioni in ucraino crea qualche problema a chi è di madrelingua russa. Non tutti i cittadini ucraini capiscono perfettamente l’ucraino. Bisogna però dire che l’ucrainizzazione non è ferrea né repressiva, di fatto in molti istituti privati si usa il russo e si pubblica in questa lingua. Il governo ucraino distingue tra la lingua russa che tutti parlano, e che protegge, dalla Russia come stato e nazione.
Ovviamente non tutti i russi né tutti gli ucraini la pensano allo stesso modo. Sono filo-russi alcuni miei amici di lingua ucraina, che hanno parlato insomma sempre ucraino in famiglia. Uno di loro, psicoanalista, voleva emigrare in Russia…
Ho constatato che si è filo-russi e soprattutto filo-Putin quando in qualche modo si rimpiange l’URSS. Si è putinisti quando si è “nostalgici”, come si diceva in Italia dei fascisti dopo il 1945. Cosa che risulta difficile da capire per noi, dato che non pensiamo affatto alla Russia di Putin come a un paese socialista! Piuttosto come a una gascrazia. Ma la nostalgia per l’URSS è nostalgia non del socialismo, bensì della potenzasovietica. È l’impero sovietico ciò che si ammira, non il comunismo. È chiaro che Putin vorrebbe ristabilire la potenza dell’URSS, anche se in versione nazionalista russa. Così i russi anti-Putin, quando si scambiano messaggi on line, lo chiamano Putler (Putin + Hitler), perché temono che la loro corrispondenza venga sorvegliata attraverso algoritmi. Amici intellettuali russi, profondamente democratici, mi parlano disperati del loro sentirsi spiati e perseguitati dal regime. Gli amici ucraini non hanno invece di queste preoccupazioni, non si sentono osservati dal Potere.
Ho chiesto agli amici russi che detestano Putin perché il capo del Cremlino è talmente popolare tra la popolazione. Mi dicono che la classe politica emersa dopo il crollo dell’URSS era di un livello intellettuale bassissimo e lo si vedeva, tutti avevano l’aria di gangster. Anche Putin ha l’aria di un gangster… ma meno degli altri. Secondo loro, appariva l’unico presentabile in mezzo a una marmaglia politica non credibile. Persino gli anti-Putin ammettono che Putin appariva “il meno peggio”.
In Italia la gente pensa che gran parte dei politici siano dei ladri. Russi e ucraini pensano che i loro politici, almeno fino a una certa epoca, erano degli assassini. Un parto difficile, quindi, per la democrazia.
Va detto però che, anche tra gli intellettuali, negli ultimi tempi le posizioni si vanno polarizzando. La maggior parte degli amici e colleghi russi mi parlano male dell’Ucraina, la maggior parte degli amici e colleghi ucraini mi parlano male della Russia. Col tempo, ci si allinea alle posizioni dei rispettivi governi. Questo anche quando si conoscono le lingue occidentali e si è in grado di seguire i media internazionali. Gli amici filo-Putin mi dicono che i nostri media danno un’immagine completamente distorta della situazione, che noi europei, insomma, prendiamo per oro colato la propaganda dei nostri governi NATO. Loro pensano esattamente quel che noi pensiamo di loro: che sono vittime delle menzogne del regime. I sondaggi dicono che la stragrande maggioranza dei russi appoggia Putin e pensa che la crisi attuale sia tutta colpa dell’Ucraina e dell’Occidente.
Vorrei incontrare qualcuno, nell’Europa occidentale, che abbia simpatia per Putin. Non l’ho incontrato finora. ,So che esistono i filo-putiniani, come Marine Le Pen, Berlusconi e Salvini: politici di estrema destra. Oggi è l’estrema destra europea che ha la nostalgia dell’URSS.
I russi ricordano il “tradimento” ucraino durante la seconda guerra mondiale. In effetti, i nazionalisti ucraini, anti-russi, si allearono con i tedeschi e parteciparono anche alla persecuzione degli ebrei. La figura più detestata dai russi è quella di Stepan Bandera (1909-1959). Era un nazionalista ucraino d’ultra-destra, antisemita, che ha combattuto prima i polacchi e poi i sovietici. Quando l’Ucraina occidentale era polacca, Bandera organizzò un attentato fallito al ministro degli interni polacco nel 1934 e restò in prigione fino al 1939. Benché si fosse schierato per la Germania nazista contro i russi, venne arrestato anche dai tedeschi e internato in un campo di concentramento proprio perché nazionalista. Nel 1944 venne però liberato per organizzare la resistenza contro l’avanzata sovietica verso Ovest. In quell’occasione, si dice, si macchiò di vari crimini. Dopo la guerra trovò rifugio nella Germania occidentale, finché non venne ucciso da agenti del KGB a Monaco di Baviera nel 1959 con una pistola al cianuro di potassio.
Nel 2010 il presidente ucraino anti-russo Victor Yuschenko ebbe la malaugurata idea di proclamare Bandera “eroe dell’Ucraina”, atto subito condannato dal Parlamento europeo, dalla Polonia, dalla Russia e da Israele. Statue in suo onore furono erette. Poi ci fu un oscillare del suo favore a seconda dei governi ucraini. Resta comunque una figura altamente controversa. I russi lo considerano un criminale di guerra responsabile della morte di civili, soprattutto polacchi.
Monumento a Bandera a L’viv
D’altro canto gli ucraini detestano sempre più i russi e il loro governo. Diciamo che sempre più per i russi gli ucraini sono “fascisti”, sempre più per gli ucraini i russi sono “sovietici”, anche se entrambi non sono di fatto né l’uno né l’altro.
L’Ucraina è virtualmente divisa in una parte Est e in una parte Ovest. Del paese dell’Est fa parte Kiev. La parte occidentale ha come capitale morale L’viv (Leopoli) che ha tutta l’aria di una città mitteleuropea, in particolare austriaca. Ha fatto parte dell’impero austro-ungarico. Vi nacque il famoso scrittore austriaco Sacher-Masoch che la città oggi celebra – gli è dedicato anche un locale alla moda dove, per entrare e consumare, devi accettare di essere frustato… Oggi, certo, la popolazione russa e quella ucraina sono ampiamente miscelate, ma non è un caso che l’ambasciata americana di recente abbia spostato tutto il personale a L’viv: si dà per scontato che Putin punti a Kiev, non certo all’Ucraina occidentale.
Quanto a me, da stupido straniero qual sono, non mi rendo conto della differenza tra Russia e Ucraina. In entrambi i paesi sono accolto magnificamente, in entrambi i paesi c’è grande attenzione alla cultura occidentale, le persone colte parlano inglese e altre lingue europee… Oggi si odiano, e a me appare odio fraterno.
Noto certe differenze, certo. Ad esempio, i russi usano i patronimici oltre al nome proprio – per esempio, Olga Petrova, Olga figlia di Petrov – gli ucraini no. È facile che un russo ti inviti a casa sua e ti ospiti, mentre è difficilissimo che ti inviti un ucraino. Ho potuto constatare che un invito a cena in una casa ucraina implica un profondo livello di intimità, devi essere un amico da lunghi anni.
C’è un aspetto per cui preferisco l’Ucraina alla Russia: il cibo. Si mangia molto meglio in Ucraina. Il borsch, zuppa a base di barbabietole, anche perché è piatto nazionale ucraino, è molto migliore in Ucraina che in Russia. Se c’è un aspetto in cui la Russia è poco occidentalizzata, ahimè, è la cucina. A Mosca devi andare in ristoranti di lusso per mangiare bene. Del resto, quando i russi delle grandi città “vanno fuori a cena”, si recano di solito in ristoranti uzbeki. Il buon cibo, per loro, viene dall’Asia. Per me i ristoranti uzbeki sono deliziosi, perché esibiscono un lusso orientale, confortevole, che doveva stridere con la secchezza e austerità sovietica.
Da anni, tutto sembra congegnato per scoraggiarti dall’andare in Russia. Italiano, hai bisogno di procurarti un visto che viene a costarti almeno 100 euro. Questo visto ha un periodo stretto di validità, per cui se sgarri puoi passare guai. All’inverso, andare in Ucraina è come andare in un paese UE, anzi Schengen; entri senza visto, col solo passaporto. In Ucraina, se sei un europeo UE, ti trattano come un connazionale.
Eppure in entrambi i paesi permangono vestigia del passato sovietico. Per esempio, in certi luoghi di lavoro c’è ancora una pletora di personale (ma sempre meno, la produttività occidentale prevale sempre di più). In un albergo vecchio-stile-sovietico, per esempio, vedi tantissimi impiegati e non sai che cosa facciano. In ogni piano c’è una specie di guardiana, che di fatto passa il giorno seduta a un tavolino a non fare assolutamente nulla. In certi uffici, ti rendi conto che basterebbe un quarto del personale addetto per svolgere lo stesso lavoro. È il retaggio di un regime di piena occupazione, com’era quello comunista: ciascuno deve avere un lavoro, anche se non serve.
L’Ucraina è uno dei paesi più egualitari al mondo. Oggi il tasso di eguaglianza economica o meno di un paese è calcolato con il coefficiente Gini. L’Ucraina ha un coefficiente Gini bassissimo (25), ovvero è tra i paesi più egualitari al mondo (assieme a Slovenia, Bielorussia, Slovacchia, Moldavia, tutti paesi ex-comunisti). Quando dico ai miei amici ucraini che il loro paese è il più egualitario, dati alla mano, non ci credono – prova del fatto che la gente non ha alcuna percezione dell’entità delle diseguaglianze del proprio paese. Sembra incredibile, ma più di trent’anni dopo il crollo del comunismo, alcuni tratti importanti del socialismo persistono: i paesi ex-socialisti sono tuttora tra quelli più egualitari al mondo. Tranne la Russia, la quale con un indice Gini del 37,70 risulta un paese alquanto sperequato, più dell’Italia per esempio (35,40). (Per chi non lo sapesse, i sette paesi più inegualitari al mondo sono tutti africani. Il Sud Africa è il paese più diseguale del pianeta.)
Quanto al PIL pro capite, la Russia (11.270 dollari) è quasi tre volte più ricca dell’Ucraina (4.380 dollari). La ricchezza pro-capite dell’Italia, secondo i dati dell’FMI. è a sua volta il triplo di quella russa (35.585). Si sa che un gigante militare e politico come la Russia è un nano economico; il PIL dell’Italia (1940 trilioni di dollari) è maggiore di quello della Russia (1578 trilioni di dollari).
La povertà ucraina è comunque concentrata soprattutto nelle campagne. Nelle città invece è raro vedere mendicanti o barboni, difficile vedere scene di degrado. Negli hotel in cui vanno gli stranieri dilaga invece la prostituzione (questo anche in Russia). Per anni quando si era invitati a Mosca, ti mandavano in un hotel fuori del centro storico chiamato Cosmos, accanto al parco che illustra le imprese spaziali sovietiche. Era un posto scomodo e caotico. Non so perché le autorità russe concentrassero tutti gli stranieri in quel ghetto. Le prostitute ti chiamavamo varie volte di notte, se sapevano che eri solo senza una compagna.
Sembra che Putin si voglia porre come unificatore di tutte le minoranze russe presenti nei paesi limitrofi, sulla scia di quel che fece Hitler puntando ad annettere tutti i paesi con popolazioni che parlavano tedesco. È come se oggi la Francia facesse la guerra al Belgio per annettersi la Vallonia, alla Svizzera per recuperare i cantoni di lingua francese, e all’Italia per riprendersi le valli valdostane francofone. In un’epoca in cui andiamo sempre più verso stati multi-etnici e poliglottici, la hybris putiniana appare un ritorno a un passato nazional-romantico. Ma ha un popolo dietro di sé.
Ho cominciato ad andare in Russia negli anni ‘90, gli anni dello sfascio economico del paese (sfascio dovuto, come ha ben mostrato Joseph Stieglitz, alla pedissequa applicazione dei moduli del Consensus neo-liberale allora dominante). La miseria era dappertutto, la gente per strada vendeva anche le proprie spille e i propri bottoni… Noi occidentali eravamo visti come dei nababbi. Se eravamo per strada, non c’era bisogno di chiamare un taxi, bastava alzare il dito e qualsiasi auto si fermava per trasportarti. Contrattavi il prezzo. All’epoca, chiunque guidasse un’auto era un potenziale taxista.
Così l’alcolismo ha raggiunto livelli altissimi, la speranza di vita, soprattutto maschile, si era drammaticamente abbassata da 67 a 55 anni.
Eppure devo dire che non ho mai sentito tra i russi un vero sentimento di inferiorità. Dicevano “certo, per ora i vincenti siete voi occidentali, ma noi russi…” La Russia è la Terza Roma, potevano dire. I russi hanno un’idea molto alta della loro cultura, specialmente letteraria, della loro arte, della loro scienza, insomma di se stessi. Giustamente pensano di parlare una delle lingue più importanti al mondo. Quelli che si occidentalizzano di più, lo fanno non per seguirci da marginali e allievi, ma per essere come noi protagonisti.
Molto diverso è l’orgoglio ucraino. Ci sono due tipi di ucraini. Gli uni sono molto patrioti, detestano tutto ciò che è russo, e puntano a una rinascita della lingua e della letteratura ucraine, si sentono campioni della democrazia. Gli altri sono ucraini per puro caso, perché dopo il crollo dell’URSS si sono trovati al di qua della frontiera, ma per loro andrebbe benissimo anche essere russi o qualche altra cosa. C’è poi una fiorente comunità ebraica, soprattutto nella regione di Odessa.
Odessa non sembra affatto una città russa, la sua architettura è piuttosto mediterranea, anche se fu fondata nel 1794 dalla zarina Caterina. Vi si parla russo non ucraino, ma non ho notato grandi simpatie filo-russe. Tutti gli stranieri vanno a visitare la famosa scalinata che va verso il porto, quella immortalata da Eisenstein in La corazzata Potemkin.
La scalinata Potemkin, Odessa (costruita tra 1837 e 1841)
Quanto ai consolati e istituti culturali occidentali a Kiev, rispetto all’attivismo vitale delle istituzioni americane, inglesi, francesi, israeliane e tedesche, quelle italiane hanno finora brillato per il loro assenteismo. Per il mio inserimento nella cultura ucraina non ho potuto contare affatto sull’appoggio delle istituzioni italiane. Sembra che queste in Ucraina, per decenni, si siano occupate solo di affari e scambi economici. Di recente le cose sono cambiate, l’istituto culturale italiano ha capito che l’Italia, oltre che al vino e all’olio, può anche esportare là cultura, arte, filosofia, design…
Talvolta mi chiedono se c’è differenza tra i pazienti in analisi italiani, e quelli russi o ucraini. Per definizione, l’inconscio non è mai nazionale, è trans-culturale. È piuttosto la vita sociale dei pazienti che appare spesso diversa dalla nostra.
I primi tempi ero colpito dal fatto che la maggior parte di chi cominciava un training analitico non fossero laureati in psicologia, o in medicina, o in psichiatria, come è da tempo in Italia, ma persone con precedenti per noi strambi: soprattutto businessmen or businesswomen, finanziari, pubblicitari, e simili. Ho capito che i regimi post-comunisti hanno detto questo: è essenziale che vi diate agli affari così come prima era essenziale far parte del partito comunista. Milioni di russi in breve tempo hanno dovuto riciclarsi da affaristi.
Mi hanno poi confermato che la psicoanalisi non decolla nelle istituzioni accademiche, nelle università, pochi psicologi fanno un training analitico. Poi ho capito perché: russi e ucraini hanno capito che la psicoanalisi è una liberal art, un’arte riottosa a farsi controllare dallo stato. Il training analitico implica investimenti estremamente rischiosi. La psicoanalisi è come l’arte, la letteratura, il cinema, le industrie informatiche di punta: nasce come professione libera, e tale nel fondo rimarrà. Russi e ucraini non si fanno abbindolare dalle chiacchiere freudo-marxiste, sanno bene che la psicoanalisi è una pratica “borghese”, impensabile senza il capitalismo.
Come ho detto, la Russia, credo ancor più dell’Ucraina, ha vissuto lo shock tremendo del passaggio dal socialismo al sistema capitalista. La famiglia appare più fragile che in Italia. Il passaggio al sistema liberista ha spappolato un’intera generazione che da 70 anni era abituata a uno stile di vita comunista, per cui molti sono sprofondati o nella miseria, o nella criminalità, o nell’alcolismo, o in tutte queste cose assieme. Si sono diffuse vecchie tradizioni russe come lo zapoi, rito che si legge in molti romanzi russi. Lo zapoiè un vero e proprio atto quasi mistico, soprattutto maschile: non ci si ubriaca semplicemente in gruppo, si passano due tre quattro…ngiorni in uno stato di costante ubriachezza. Molti dicono che così entrano in uno stato di coscienza del tutto diverso.
Soprattutto le famiglie intellettuali e colte, e chi aveva fatto una carriera militare e aveva raggiunto gradi elevati, è stato un trauma. Lo status del militare in URSS era molto alto. D’un colpo si sono trovati poverissimi, e hanno dovuto reinventarsi come imprenditori, commercianti, faccendieri… Hanno dovuto cambiare completamente la propria vita e soprattutto i propri valori.
Stupisce come alcune donne in analisi, sia russe che ucraine, abbiano avuto esperienze di prostituzione nel passato – era un modo per vivere. E colpisce quanti abbiano avuto parenti o amici implicati nella criminalità. Alcuni di loro sono rimasti uccisi.
In generale, la generazione che oggi ha 30 o 40 anni – soprattutto quella femminile – ha reagito al moralismo puritano e morigerato che vigeva in URSS con un libertinismo sessuale che stupiva persino noi occidentali, che pure siamo passati per gli anni 1960… Di fatto l’educazione sessuofobica tipicamente sovietica non era molto diversa dall’educazione cattolica che ha ricevuto la mia generazione (sono un baby boomer del 1948), solo che i loro “anni ‘60” li hanno avuti a partire dagli anni ‘90. Fino a pochi anni fa sia in Ucraina che in Russia le città erano affollate da ragazze con vertiginose minigonne, si vedevano strip-tease e spettacoli erotici anche in TV. Bische e gioco d’azzardo in certi ristoranti di Mosca. Ho l’impressione però che questa fase esplosiva sia passata.
Quanto agli ucraini, sono assolutamente convinti che le loro donne siano le più belle al mondo. E forse hanno ragione.
Molti penseranno che una guerra tra due paesi che si assomigliano, anche fisicamente, come due gocce d’acqua è assurda. Ma noi psicoanalisti sappiamo molto bene quanto le differenze che contano non sono mai differenze “reali”, ma il prodotto di differenze tra significanti. E i significanti sono spesso artefatti politici.
E the last but not the least, nessuna fondamentale ragione economica contrappone la Russia all’Europa occidentale, Ucraina inclusa. Anzi, quasi la metà del gas consumato in Europa viene dalla Russia. Se fosse la ragione economica a dirigere le cose del mondo, EU e Russia dovrebbero essere paesi strettamente alleati. Ma i popoli sono mossi anche da altre irragionevoli ragioni.
Maiolino mutante – Museo di Chernobyl, Kiev
Data:
22-23 febbraio 2022