Intervento su “Psicologia delle masse”

Cari amici,

propongo ancora qualche considerazione a contrasto dell’opinione che le masse siano “fasciste”.

 

 

 

Il rapporto fra individuo e massa che possiamo ricavare dal testo di Freud Massenpsychologie und Ich-Analyse ci consente di parlare di “sistema” Individuo/Massa e di mutualità della presenza e dell’influenza dell’uno e dell’altra, vicendevolmente?

 

Jean-Luc Nancy, nel suo intervento al webinar Massenopsychologie pubblicato col titolo “Nostalgia del padre” sull’European Journal of Psychoanalysis, osserva al riguardo:

Quanto all’analisi dell’Io – cioè la sua psicoanalisi – essa dovrà tener conto           della massa.  Come ognuno dei due termini è implicato dall’altro, è la posta in gioco del libro. Non si tratta di nient’altro che di esaminare come la massa e l’io, che a prima vista si oppongono o addirittura si escludono a vicenda, al contrario si accordano o addirittura si includono.

 

A me pare che questo rapporto esista, sia stretto, e sia anche un fattore di incremento delle possibilità di indipendenza dei soggetti singoli, per quanto identificati con un capo messo al posto dell’ideale dell’Io. Freud infatti nel confronto, al paragrafo 9, con Trotter, che “accorda insufficiente attenzione alla parte che nella massa svolge il capo” dà sì centralità alla figura del capo (“propendiamo per la valutazione opposta, e cioè che se si prescinde dal capo, la natura della massa risulta inafferrabile”)”, ma non esclude un ruolo di ciascuno dei membri della massa sugli altri “fratelli”.  Ragionando sul conformismo del singolo, sulla sua scarsa originalità e coraggio, Freud si vede nella necessità di ammettere anche un’influenza di ciascun membro della massa sugli altri: “Il mistero dell’influenza suggestiva aumenta ai nostri occhi se ammettiamo che essa non viene esercitata unicamente dal capo, ma anche da ogni singolo su ogni altro singolo, e dobbiamo rimproverarci di unilateralità per aver dato rilievo preminente al rapporto istituito con il capo sottovalutando indebitamente l’altro fattore, quello della suggestione reciproca”.

 

Che la dipendenza dal capo, pur essendo la base per la comprensione dei processi che si innescano nel sistema soggetto-massa (e viceversa), sia una faccenda complicata, che non ammette radicalizzazioni estreme, semplificazioni e riduzioni rispetto ai meccanismi e fattori in gioco, è testimoniato anche, nel paragrafo precedente, n. 8,  dal titolo “innamoramento e ipnosi”, quando Freud, sia pure ammettendo che ciò possa forse anche derivare dalla consapevolezza che l’ipnosi sia in fondo un gioco cui ci si presta, osserva: “Degno di nota è anche il fatto che la coscienza morale della persona ipnotizzata può essa stessa mostrarsi refrattaria, anche nel caso di un’arrendevolezza altrimenti completa alla suggestione”.

 

A sostegno dell’esistenza di diversi contrappesi atti a mitigare l’assolutizzazione e la durata senza fine e irreversibile della “presa”  narcisistica del capo sulla massa, su ciascuno individuo che ne è parte, Freud ci offre ancora uno spunto alla fine del paragrafo 11 (“Un gradino nell’Io”), quando, a proposito del rapporto conflittuale dell’Io con l’ideale dell’Io, anche a causa di una particolare  severità e azione frustrante di quest’ultimo, Freud introduce l’idea della possibilità di una revoca dell’ideale, di una ribellione dell’Io all’ideale dell’Io.

 

Ampliando il respiro del discorso, possiamo rilevare che fra i processi che si attivano nella dinamica soggetti-massa è compreso quel riconoscimento reciproco che genera il contratto sociale, una realtà umana universale di mutualità, di cui è partecipe ogni singolo soggetto nel momento in cui si costituisce come tale. Cosa che avviene su un binario parallelo, per come intenderei io la questione, a quello che porterà ciascun individuo a riconoscersi in un capo e talora in uno stesso capo. Osserva in proposito Nancy nel suo saggio già citato “Nostalgia del padre”:

 

La costituzione primaria della massa implica una comunicazione preliminare    tra coloro che la formano.  Questa comunicazione non può limitarsi al              rapporto con degli oggetti, cioè alla libido. Deve aver luogo tra soggetti – non   come un accordo passato tra soggetti formati, ma nel momento stesso in cui  si formano.  Questo è in fondo ciò che Rousseau presentiva dicendo che il    contratto sociale era allo stesso tempo l’accesso all’umanità. Ora, la ben nota difficoltà sollevata dalla domanda: come dei non-umani possano stipulare un contratto – atto quanto mai simbolico, – si ritrova in Freud come           difficoltà di districare simultaneità e anteriorità tra gli individui e il gruppo. Tale è la difficoltà che s’incontra con l’identificazione, che Freud ammette di non essere riuscito veramente a risolvere.

 

È inoltre, ovviamente, implicata una componente inconscia del tutto soggettiva nei processi di comunicazione, contagio, relazione ipnotica (relazionem “narcisistica, non oggettuale”).

L’Io che Nancy ci ricorda essere “superficie” dell’Es, luogo/spazio della sua estensione, risponde a mio parere non solo alle sue identificazioni ideali, ma anche a elementi inconsci, fra cui il rimosso relativo al mitico assassinio del padre e al desiderio struggente che ad esso lega, che hanno un peso significativo rispetto ad ogni azione psichica, anche rispetto alle identificazioni, inclusa ovviamente quella con il capo.

  • Infine, sarebbero state fasciste anche le masse che hanno seguito Gandhi?

Al di là di tutto, una considerazione di carattere più generale: credo che sia legittimo chiedersi però anche, riguardo a questo testo di Freud, se la nascita del singolo ricalchi sempre qualcosa che già esiste.  Nancy fa notare: “Dobbiamo allora pensare che un io non si distacca dalla massa e non si distingue se non in quanto si assimila a un altro? Questa è la posta in un gioco”

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European Journal of Psychoanalysis