La morte di Pierre Legendre

Professore agrégé di Diritto romano e di Storia del diritto, psicoanalista, fondatore della “antropologia dogmatica”, dalle posizioni molto controverse, è morto all’età di 92 anni.

Le Monde del 7 marzo 2023

Giurista iconoclasta, psicoanalista inclassificabile, erudito dotato di un humour micidiale, autore di una sterminata opera tradotta in molte lingue, Pierre Legendre, scomparso il 2 marzo all’età di 92 anni, non ha mai smesso di denunciare tutte le esperienze considerate “nichiliste” del Novecento, che egli giudicava responsabili di una dissennata ecatombe dei valori dell’Occidente e, più in particolare, della distruzione delle genealogie familiari: nazismo, stalinismo, colonialismo, liberalismo, spirito libertario, consumismo, individualismo, jihadismo e infine “imprenditorialità generalizzata” (vale a dire la globalizzazione dell’economia).

Non ha esitato a definire le società democratiche contemporanee come “post-hitleriane”. Secondo lo studioso, esse avrebbero introiettato la perversione nazista fino all’abolizione di qualsiasi tabù, a cominciare da quello dell’incesto. C’era qualcosa di Léon Bloy in questo conservatore ribelle, denunciatore indefesso e angosciato dei disordini del mondo, egli stesso assillato dai propri tormenti interiori e, ancor più, da un ricordo infantile. Un giorno i gendarmi avevano svolto un’indagine nella sua scuola su un ex allievo che era divenuto assassino. In quell’occasione aveva intuito che esistevano due tipi di omicidio: quello del tutto legale che commettono i rappresentanti dello Stato e quello perpetrato da un omicida. Chi sono i veri assassini dell’umanità? È questa la domanda che lo studioso si porrà per tutta la vita.

Brillante carriera 

Nato a Villedieu-les-Poêles (dipartimento della Manica) il 15 giugno 1930, nel 1957 discute una tesi su diritto romano e diritto canonico, supera la agrégation e intraprende una brillante carriera di professore universitario, poi di direttore degli studi presso l’Ecole Pratique des Hautes Etudes (sezione di Scienze religiose). Fondatore del Laboratorio europeo per lo studio della filiazione, formerà numerosi allievi, suscitando profondi sentimenti di odio e di vera e propria idolatria.

Nel 1974 aderisce alla Scuola freudiana di Parigi (EFP), nel momento in cui, ammirato da Jacques Lacan, pubblica una straordinaria opera, L’Amour du censeur. Essai sur l’ordre dogmatique (Seuil), in cui si sostiene che la liturgia della sottomissione, propria della teologia scolastica, si dispiega da un lato in un sistema, con i suoi dottori della legge e le sue scomuniche, e dall’altro suppone l’esistenza di un “censore eretto a onnisciente”, per concluderne che il rapporto tra lo psicoanalista e il suo paziente non sfugge a un tale modello. In altri termini, nella cura in senso legendriano, il transfert duale perderebbe tutta la sua consistenza se non ammettesse il riferimento a un “terzo”: la legge, il dogma, l’altro in quanto “linguaggio” che determina il soggetto a sua insaputa.

Entrato in analisi con Thérèse Parisot, Legendre godrà di una posizione privilegiata all’interno dell’EFP nel fare proprio il concetto di “nome-del-padre”, sviluppato da Lacan nel 1956 per designare il significante della funzione paterna. È da questo concetto, infatti, che trae ispirazione per fondare la sua “antropologia dogmatica”, un modo di guardare alle istituzioni giudaico-cristiane come a costruzioni simboliche o rappresentazioni teatrali che permettono agli uomini di lottare contro le devastazioni perpetrate dal godimento illimitato.

Pierre Legendre attribuisce allo stato democratico il dovere di imporre ai suoi cittadini un ordine simbolico, la cui funzione sarebbe quella di salvaguardare i punti di riferimento differenziati dell’uomo e della donna, in modo che i figli nati dalla loro unione possano sottrarsi all’influenza fusionale delle madri. In queste condizioni, il padre e la madre incarnano, secondo Legendre, le immagini fondanti della società e quindi della famiglia (L’Inestimable Objet de la transmission. Étude sur le principe généalogique en Occident, Fayard, 1985). Ogni cedimento della funzione paterna sarebbe allora il segno di un disastro sociale che finisce col creare delinquenti e assassini.

È in un libro dedicato, nel 1989, a un folle omicida che Legendre esprime al meglio la sua teoria della distruzione dei figli da parte dei padri e dei padri da parte dei figli. La scena si svolge nel Parlamento del Québec, l’8 maggio 1984. Vestito di tuta mimetica e munito di armamento pesante, il caporale Denis Lortie, di 25 anni, entra nella sala Azzurra, convinto di essere il braccio armato di Dio che gli avrebbe affidato la missione di sterminare il Parlamento, colpevole ai suoi occhi di discriminare i francofoni rispetto agli anglofoni. Dopo aver tolto la vita a tre persone, si siede al posto del Presidente dell’Assemblea. È allora che l’addetto alla sicurezza del Parlamento, René Jalbert, riesce a stabilire un dialogo con lui, ottenendone la resa. Nei venticinque anni passati in carcere, assisterà quotidianamente alla messa, esortando gli altri detenuti alla sottomissione a Dio.

 

Ordine simbolico

Nell’esaminare i documenti del dossier, Legendre nota come Lortie dica ai giudici che “il Parlamento aveva la faccia di [suo] padre”. Trasforma così questo eccidio in un parricidio degno di una tragedia greca. Il folle caporale sarebbe la vittima di un padre distruttivo, un vero autocrate sessuale: “una cosa nelle mani di suo padre, fino alla follia”, e, in quanto tale, simile a tutti i disgraziati di un’epoca senza leggi. (Le Crime du caporal Lortie. Traité du père, Fayard, 1989, e La Fabrique de l’homme occidental, Mille et une nuits/Arte éditions, 1996).

Se il caso Lortie sembrava dare ragione alle tesi portate avanti da Legendre sulla distruzione dell’ordine patriarcale, queste si riveleranno assai più discutibili quando il loro autore pretenderà di applicarle ad un’altra realtà: la rivendicazione da parte degli omosessuali a entrare nell’ordine familiare:

“Ogni generazione ha le sue imposture. – dichiarò nel 1997 – L’omosessualità è una di queste. Nel bel mezzo del frastuono mediatico, ecco la nuova corsa al progresso (…). Garantire la non discriminazione sociale dei cittadini in ragione di una posizione soggettiva rispetto al sesso è una cosa. Rompere i costrutti antropologici in nome della democrazia e dei diritti umani è un altro paio di maniche. (…) Se mi permettete un riferimento alla psicoanalisi, direi che in termini autenticamente simbolici il diritto mette in atto la “Ternarietà” (legame madre, padre, figlio), vale a dire l’Edipo: non possiamo inventarci un matrimonio e una filiazione (…) ad uso e consumo degli omosessuali, senza abbattere tutta la costruzione di una intera cultura”.

(Intervista con Marc Dupuis, Le Monde de l’éducation, dicembre 1997.)

E nel 2001 torna alla carica: “Investire l’omosessualità di uno statuto familiare è mettere il principio democratico al servizio di un fantasma. Questo è fatale che accada nella misura in cui il diritto, fondato sul principio genealogico, cede il passo a una logica di tipo edonista ereditata dal nazismo” (“Intervista con Antoine Spire”, Le Monde, 23 ottobre 2001). Legendre si faceva in questo modo portavoce di una invettiva indegna del suo ruolo di studioso.

Ha indubbiamente preso dei gravi scivoloni quando ha creduto ciecamente che il suo sistema di pensiero lo autorizzasse a ritenersi il solitario restauratore di un ordine simbolico monolitico, le cui metamorfosi storiche gli sono costantemente sfuggite: “Sono un uomo del passato e del lontano futuro. –  diceva spesso – Non vivo nell’oggi (…). Il passato è sempre qui, presente, e il futuro anche, davanti a noi”. Non lo si potrebbe dir meglio.

Élisabeth Roudinesco

 

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Pierre Legendre: alcune date

15 giugno 1930 Nascita a Villedieu-les-Poêles (diparimento della Manica)

1957 Tesi su diritto romano e diritto canonico

1974 Adesione alla Ecole freudienne de Paris

1974 L’Amour du censeur. Essai sur l’ordre dogmatique (Seuil) [trad. it.: L’amore del censore: saggio sull’ordine dogmatico (Spirali, 2007)]

1985 L’Inestimable Objet de la transmission. Étude sur le principe généalogique en Occident (Fayard)

1989 Le Crime du caporal Lortie. Traité du père (Fayard)

1996 La Fabrique de l’homme occidental (Mille et une nuits)

2 marzo 2023 Morte

 

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