Teleografia e tendenze: parte 1 Ucraina
Il nome di una cosa è del tutto esterno alla sua natura – Marx, Il capitale
Il nome di una cosa è del tutto esterno alla sua natura – Marx, Il capitale
Il calderone delle guerre, e la grande sofferenza delle persone che ne fuoriescono con un accesso ineguale alla salvezza, ci ingiunge a porre di nuovo questa domanda – qual è il significato di questo mondo? Cosa è ciò che chiamiamo “storia”? Cosa giustifica la disuguaglianza degli uomini che soffrono ovunque per la stessa cosa? Queste domande possono essere riaperte solo attraverso le difficoltà della filosofia. Qui dovremmo per lo meno iniziare con la consapevolezza, dataci da Sartre, che “Un esercito può annientare un esercito nemico e occupare interamente il paese sconfitto. Ma […] Anche i gruppi sconfitti in campo pratico possono manipolare questo campo stesso, e dotarlo di una vera polivalenza che priva l’oggetto di ogni significato univoco e incontrastato”.[1]
Prima di iniziare dovremmo anche comprendere quali componenti e quali tendenze in opera hanno reso possibile l’invasione dell’Ucraina, anche se si tratta di un lavoro che si dovrebbe presumere sia stato eseguito in precedenza. Di tutte le molte guerre e invasioni, comprese quelle tranquille, accadute dalla fine della Guerra Fredda, l’invasione dell’Ucraina è pervenuta a incarnare la guerra di logoramento svolgentesi sulla linea che divide ciò che abbiamo sconsideratamente fissato, nel corso degli anni, come la ‘sinistra’ e la ‘destra’; cioè, la divisione binaria e bilaterale della politica viene cancellata. L’emergere, dal fantasma ideale, di questa linea nell’attuale sta creando un terreno spesso, che diventerà una componente necessaria di tutto il calcolo che faremo nella teleografia del nostro futuro. Roberto Esposito ha definito questo momento un “ritorno della storia” proprio per tale ragione – sì, le ragioni vanno fornite –, cioè che il teleografo è irriconoscibile.
Il teleografo[2] è una raccolta di ragioni per le quali i fini umani sono investiti in modo tale da sforzarsi di conservare tale fine come invariante, pur riconoscendo silenziosamente che non c’è alcun conatus. Tutto tende ad essere ciò che non è, il che è il senso stesso di una tendenza o, a ripensarci, di quello che Althusser una volta aveva chiamato “legge tendenziale”. È attraverso un teleografo che acquisiamo il nostro senso della storia, raccogliamo disastri e ricaviamo il fantasma del caso e del destino in politica. La storia è ciò che si manifesta nell’ “umbra, penumbra e antumbra” del teleografo, cioè la teleografia adombra la storia[3].
In primo luogo, bisogna affermare chiaramente che l’invasione russa dell’Ucraina è nefasta, non nel senso che si tratta di una violazione dell’intenzione divina, ma per il fatto di essere contraria ai fini che siamo giunti a garantirci, o per il fatto di essere una fase de transizione che rifiutiamo di accettare. Si tratta della prima invasione su vasta scala di un paese dall’invasione illegale dell’Iraq e dal genocidio del suo popolo da parte di America e Inghilterra, e l’azione della Russia si basa sulle azioni anglo-americane come su una convenzione che ha violato lo jus ad bellum e lo jus in bello. Si tratta del primo evento dalla Seconda guerra mondiale, cioè da quando l’America ha lanciato armi nucleari sul Giappone senza conseguenze legali, per il quale un paese sta apertamente minacciando il mondo di megamorti. È esattamente qui che iniziano le complicazioni: cioè, quale invasione degli ultimi tre decenni – guidata principalmente dall’America e pianificata su una vecchia mappa imperiale britannica, di tipo borghese – era stata divina? Com’è che siamo ancora in grado di vivere con Hiroshima e Nagasaki?
Novità e amnesia
Non dimentichiamoci che questa fase che siamo venuti a occupare è costituita da un oblio istituzionalizzato, spesso imposto dagli stati nazione[4]. Cioè, sperimentiamo tutti i tipi di novità – politiche, filosofiche, musica pop, culturali, religiose – attraverso un oblio attivo. Cioè, l’unica novità è dimenticare. E ora dovremmo ricordare che George Bush, il criminale di guerra una volta condannato e oggigiorno fatto sfilare come il “dolce zio” [5], affermò di aver ucciso oltre un milione di persone in Iraq e poi diverse decine di migliaia in Afghanistan per il suo dio che gli sussurrò il suo “fas”, le sue intenzioni nei suoi confronti. Bush ha detto: “Dio mi ha detto: ‘George, vai a combattere questi terroristi in Afghanistan’. E l’ho fatto. E poi Dio mi ha detto ‘George, vai e poni fine alla tirannia in Iraq’. E l’ho fatto”.[6]
Per non dimenticare… Il bombardamento, da parte della Nato e senza il permesso dell’ONU, di quella che era la Jugoslavia, la distruzione della regione spesso chiamata “il Medio Oriente” e gli omicidi di massa della sua gente, la devastazione dell’Africa da parte dell’avidità capitalista (non solo da parte dell’America o da ciò che è riunito sotto il pericoloso termine di ‘occidente’, ma anche da parte, tra gli altri, dell’India e delle Cina), gli omicidi di massa, attraverso sanzioni, del popolo del Sud America, il silenzioso omicidio di massa condotto dall’America[7] in Somalia sono solo alcuni eventi che restano non contabilizzati a livello giuridico. Come sappiamo, l’America, che spesso si è avvalsa opportunamente della Corte penale internazionale (CPI) (come ha fatto con l’ONU durante la guerra fredda,) ha imposto di recente sanzioni alla stessa CPI, dove per lo meno George Bush e Tony Blair avrebbero dovuto essere processati al più presto. L’America ora si pone al di fuori della legge per sfuggire a quella legge – lo stato fuorilegge. Non ci vorrà troppo tempo perché l’attualità di uno stato fuorilegge diventi un modello per gli altri.
I ricordi persistenti, nonostante l’imperativo di dimenticare, sono uno dei motivi per cui, in questa occasione, l’alleanza ‘anglosassone’ sta perdendo la guerra di propaganda sui media non militarizzati. Ma ciò è anche dovuto all’epoca chiamata ‘post-verità’, costruita dai media militarizzati americani e in generale dai media inglesi. Se ci sforziamo di ricordare, le invasioni e le guerre degli ultimi decenni erano state iniziate e poi sostenute da una sorta di ‘post-pre-verità’. Prima del bombardamento dell’Iraq nel 1991, il governo americano ha presentato una testimonianza immaginaria di una ragazza sulle atrocità immaginarie commesse dai soldati iracheni; tale testimonianza era stata organizzata dalla società di pubbliche relazioni americana Hill+ Knowlton Strategies [8]. Prima dell’invasione dell’Iraq, l’America ha presentato Rafid al-Janabi , nome in codice “curveball”, come motivo finale dell’invasione. Le affermazioni di Curveball sull’esistenza di “armi di distruzione di massa” furono prese come prove dall’America, pur sapendo bene che erano false. Lo stesso signor Curveball, in seguito, avrebbe espresso sorpresa per il successo delle sue parole su milioni di persone in Iraq. Sono poi giunte le epoche delle fughe di notizie che hanno rivelato la realtà di queste invasioni a partire dal 2011, in seguito alle quali sarebbe davvero una barzelletta se le persone si fidassero ancora dei media militarizzati in America o altrove.
‘L’ovest’
È innegabile che ci sia del razzismo – di vario genere – nel trattamento dei profughi provenienti dall’Africa, dall’Afghanistan e dai paesi a sud della Francia – Iraq, Iran, Siria o in generale gli ex territori ottomani – all’interno di ciò che viene chiamato “Europa”. “Ciò che viene chiamato Europa”, perché il significato di queste parole dovrà essere messo in discussione e, in seguito, i loro effetti dovranno essere calcolati per superare questi mali a cascata. Come è già stato notato, c’è una notevole differenza tra l’ostilità mostrata nei confronti dei rifugiati provenienti dall’Afghanistan e dagli ex territori ottomani, rispetto alla rapida messa in atto di servizi per i rifugiati provenienti dall’Ucraina. Il trattamento disgustosamente discriminatorio dei rifugiati di diverso colore di pelle, in fuga dall’Ucraina, mostra di per sé il significato investito nei termini “Europa” e “Occidente”. Tuttavia, queste discriminazioni da parte della milizia, dei piccoli ufficiali di frontiera e della polizia non sono nulla in confronto a ciò che li supporta: i giornalisti e i politici che dicono quasi esplicitamente che gli ucraini sono solo quelli che ‘ci somigliano’, e tracciano un confine con un setaccio razzializzato.
Allo stesso tempo, l’iperbole che oggi è diventata la norma per costruire la dialettica della propaganda nasconde le lotte all’interno dell’UE per permettere ai i profughi degli ex territori ottomani di insediarsi. Ci sono individui e organizzazioni che si dedicano a ciò all’interno dell’UE. La dialettica della propaganda serve a richiamare l’attenzione o sull’estrema destra o esclusivamente sui casi di estrema discriminazione, mentre le omologie delle condizioni in cui vengono accolti i rifugiati – che includono la stentata educazione culturale nelle regioni dell’UE – non sono in grado di aumentare la loro poteri perché le lotte di coloro che si prendono cura non sono mai in discussione.
Possiamo arrivare alla fine dell’epoca del rifugiato, o alla sua messa tra parentesi, solo quando arriviamo alla corretta comprensione del rapporto tra il rifugiato e ciò che viene chiamato umano. Questa parola, “rifugiato”, deriva dal latino “fugio”, che significa “fuggire” o “partire”; è l’essere che ha in sé il “partire” come potenza attiva. L’umano, d’altra parte, si presume abbia acquisito, attraverso il concetto odierno di cittadino, una certa domesticità. Se guardiamo alle nostre ‘storie’, l’unico tratto comune che possediamo sono le continue partenze – dalla scimmia all’uomo, dall’Africa alla Siria (Levante, la regione in cui “sorge”), e dalla Siria ai flussi di Internet. Cioè, non siamo mai a casa, mai di casa. Al contrario, l’animale umano è ciò che è cinetico, che levita dal suolo, che fugge da ogni confinamento. All’interno dell’’animale cinetico o dell’essere in fuga abbiamo definito la differenza tra il “rifiutato” di uno stato nazionale e il “essere proprio” a uno stato nazionale. Fino a quando questa divisione non sarà superata, continueremo a soffrire di crisi del tipo di cui ci siamo occupati.
Ora, questi appelli in favore di “gente come noi” non sono nuovi. Per non dimenticare… Durante l’intervento, ampiamente contrastato e illegale, della NATO nell’ex Jugoslavia, i giornalisti inglesi hanno spesso usato questa frase per giustificare l’intervento: “sono un popolo come noi”. Cos’è questo “noi” che esclude la maggior parte degli uomini? Come si può dire “un popolo come noi” solo decenni dopo la guerra che pose fine al nazionalsocialismo? Di fatto, qual è stata la lezione della Seconda guerra mondiale?
Ma esiste poi una differenza tra gli anni ’90 e oggi, cioè che Internet, opponendosi a satelliti e cavi, è diventato il mezzo principale all’interno del quale i media militarizzati si trovano a lottare per rimanere rispettabili. Ciò ha anche assicurato che le sofferenze delle vittime del tipo di comando, spesso udito in tutto il mondo, “vai e poni fine alla tirannia“, nonché le immagini di questi mali, siano almeno ugualmente presenti agli occhi a una generazione più giovane che non è “gente come noi”, indipendentemente dai territori e dal colore della pelle. Tra coloro che si rifiutano di interpretare “un popolo come noi” c’è un’altra malizia; i piccoli etnocentrismi reazionari, come i nuovi obblighi per le donne di servire la loro etnopolitica sacrificando le loro libertà. Cioè, il modello schmittiano (teoria politica per ἰ διώτης) degli amici e dei nemici implementato sui corpi delle donne.
Ma cos’è questo ‘occidente’’ che sarebbe, come alcuni l’affermano apertamente, composto da ‘gente come noi’ che si riconosce da lontano? Si tratta dell’alleanza tra “bianchi”, il quali hanno il diritto di riconoscere e disconoscere gli altri in quanto “gente come noi”? Si tratta di un parametro di navigazione impostato come l’occidente di qualcosa? Come sappiamo, questo termine era usato in precedenza per denotare la differenza tra l’Impero Ottomano – sul quale spesso si mantiene un silenzio inquietante – e ciò che si trova a ovest di questi. Per tale motivo, all’inizio del 20 ° secolo, la maggior parte degli attuali paesi membri dell’UE come la Romania, l’Albania e la Grecia erano considerati “dell’est”, ovvero orientali. Come sappiamo, queste linee non sono mai state stabili poiché espansioni e perdite territoriali hanno perennemente grattato la “differenza orientale-occidentale”, come la chiama Dwivedi.
Oggi l’”occidente” non ha più l’oriente come controparte. Di tanto in tanto sentiamo parlare della Cina e del Giappone come dell’oriente, anche nel discorso americano! Questi usi confusi si aggiungono all’investimento militaristico nel termine “occidente”. Cioè, quello che chiamiamo “l’Occidente” è oggigiorno molto più complicato a causa delle due guerre mondiali, della Guerra Fredda, e delle nuove forme di razzializzazione che iniziarono proprio con la fine della Seconda Guerra Mondiale. L’ America, che non possedeva un teleografo della politica mondiale, si affidava alla mappa della golosità britannica e poi continuava i suoi investimenti nei conflitti seguendo questa vecchia mappa. Guardando attraverso quella vecchia mappa, è possibile interpretare tutti i conflitti degli ultimi cinque secoli svoltesi nelle regioni oggi chiamate “Europa” e “Asia” (la razzializzazione della categoria “asiatico” non è la stessa in America e Inghilterra), comprese le guerre coloniali, come i tentativi di superare l’influenza dell’Impero Ottomano.
È nell’interesse di coloro che cercano la pace studiare tale vecchie mappe e teleografie riguardanti il semi-nascosto, ma più influente, di tutti i sistemi imperiali nella storia conosciuta; la sua influenza economica e culturale e il suo controllo territoriale si estendevano dall’Ucraina all’India, controllando così il commercio mondiale per molto tempo. Ciò che è stato diviso e fissato durante il processo delle due guerre mondiali coincideva principalmente con gli ex territori dell’Impero Ottomano. La spartizione del mondo come bottino di guerra entrò in una nuova epoca con i negoziati tra America, Inghilterra e Impero russo o sovietico prima della fine della Seconda guerra mondiale. Cominciò con la conferenza del Cairo [9] del 1943 e si concluse in qualche modo con gli accordi di pace di Parigi del 1947.
Le zone suddivise e accumulate dell’Impero Ottomano possono essere definite come l’oriente sepolto, che è ancora mutilato a causa delle invasioni del Medio Oriente, dell’America che gioca “il grande gioco” della Gran Bretagna in Afghanistan e ora anche a causa dell’aggressione russa nel primo territori degli ottomani, che includeva Crimea e Ucraina. Tutto ciò non implica che ci stabiliamo in un nuovo a priori idilliaco [10]del mondo ottomano. Piuttosto, dovremmo capire che da una grande distanza, su un vasto oceano, quando l’America è intervenuta sul mondo, si è affidata a un teleografo con cui ha poca relazione. La performance americana nei teatri di guerra mondiali era simile a interventi chirurgici con motoseghe e bombe a grappolo. In altre parole, il mondo è stato accolto nel modello di un culto del carico da parte dell’America e poi sono stati combattuti fantasmi attraverso le loro guerre in tutto il mondo, le quali, finora, hanno ucciso milioni di persone. Putin, in una dichiarazione, ha definito come ordine mondiale “anglo-americano” la persistenza di questo problema che riguarda un teleografo fuori luogo.
‘Europa’
Trattiamo qui della regione che è diventata “Europa”; questa, nel recente passato – a partire dalle parabole filosofiche che escludevano gran parte di quella che oggi è l’UE dall’UE stessa – ha avuto un rapporto molto diverso con gli ottomani e con le varie forme di Russia. Queste relazioni, e le persistenti influenze culturali, non sono uguali nei diversi paesi dell’UE. La Germania ha avuto una storia lunga e problematica sia con l’Ucraina che con la Russia e attualmente, per continuare ad esistere, richiede una cooperazione economica con la Russia. La letteratura russa ha contribuito alle trasformazioni filosofiche in Germania e la filosofia tedesca ha creato la rivoluzione in Russia. La Francia continua la cultura del caffè ottomano e mangia del pane a mezzaluna (il croissant) al mattino. In “Europa” l’arabo è ancora considerato come una delle lingue richieste per capire Teofrasto. Parigi è la città dove l’Akhmatova amava Modigliani. Il teleografo di ciò che viene chiamato “occidente” differisce considerevolmente da quello dell’”Europa”.
È a partire da tale contesto che dovrebbe essere considerata la policing americana dell’”Europa” post Seconda Guerra Mondiale, quando alcuni stati divennero i Khanati degli Stati Uniti, quando ci furono la creazione della NATO e di conflitti post-Guerra Fredda a imitazione delle crociate. La politica estera americana ha più o meno seguito le due correnti teoriche dell’”Europa” quando queste erano ormai cadute nell’abbandono in “Europa”. Un cattivo hegelismo (l’unico buon Hegel rimane quello di Jean-Luc Nancy) guidò l’America attraverso per lo meno i nomi propri di Kojève, di Leo Strauss, di Kissinger e di Albright. D’altra parte, furono rimessi in servizio in America gli elementi teorici che costituivano lo stato nazista, incluso Schmitt, così come la “geopolitica” (Rudolf Kjellén) che apparve dal darwinismo razzializzato e strumentalizzato . Queste ripugnanti teorie sono state interpretate dall’America attraverso il vecchio teleografo dell’opposizione “oriente” ed “occidente”, senza che questi sia presente nell’uno o nell’altro (la possibilità di un altro mondo che ora si è esaurito), a meno che non si intenda per “l’occidente” la nazione globale della categoria razzista dei “bianchi”.
Tuttavia, è impossibile decifrare le intenzioni soggiacenti a eventi come guerre e invasioni. Sono, in breve, sovradeterminate. Ciò nonostante, si tratta proprio della tattica propria ai media militarizzati in lingua inglese di “psicologizzare” tutti coloro a cui si oppone – Chomsky, Saddam Hussein, Beauvoir, Derrida, Putin, Arendt – al punto che possono dire “anche tu sei un ometto come me’. Senza accedere a tali intenzioni, possiamo ancora osservarne le conseguenze. Le invasioni e i bombardamenti degli ex territori ottomani hanno causato la morte e la sofferenza di milioni di persone e hanno creato un flusso incessante di profughi. L’America è lontana, sia storicamente che geograficamente. Pertanto, devono trovare sicurezza nell’Unione Europea. Da un lato c’è disuguaglianza nel trattamento di questi rifugiati, e dall’altro la politica razzializzata dell’odio è stata aiutata dagli americani. Steve Bannon[11] e Trump, durante la sua presidenza, hanno promosso l’estrema destra all’interno dell’UE. Staremmo qui a meravigliarci delle conseguenze, se i leader di qualsiasi altro stato al di fuori dell’UE fossero intervenuti in questo stesso modo. Ma dovremmo continuare a presumere che il Partito Repubblicano e Trump non facciano parte delle intenzioni dello Stato americano.
Complesse e comiche sono anche le relazioni tra Russia, America e Inghilterra. Lo stato russo ha notevoli investimenti nella politica e negli affari dell’Inghilterra, ivi compresi la realizzazione della Brexit e Boris Johnson[12]. Il Partito Democratico ha accusato Trump di aver ricevuto un notevole sostegno dalla Russia. Pertanto, la cosiddetta “sinistra” di tipo americano, che si è diffusa in tutto il mondo, agisce scioccamente nell’esprimere gioia per la sfida all’imperialismo capitalistico americano posta da Putin. In effetti, tra le tre potenze e mezzo dell’attuale ordine mondiale – America, Cina e Russia, e la metà che è l’UE – questa ingenua sinistra aveva taciuto sulle aggressioni di Russia e Cina a causa, in parte, della propaganda teorica di una contro-razzializzazione della politica. Ad esempio, l’oppressione razzista della maggioranza delle caste inferiori (90%) dell’India da parte della minoranza delle caste superiori (meno del 10%) attraverso la bufala dell’”induismo” è ben nota, ma la cosiddetta sinistra consente questa apartheid attraverso un astuto silenzio. In America, le cosiddette sinistra e la destra erano state d’accordo sulla maggior parte delle azioni di Trump e di Putin. Allo stesso tempo, la “sinistra” in India e altrove si trova per lo più a tacere sull’espansionismo territoriale cinese e sull’aggressione russa, che sono contrari ai principi molto democratici, sostenendo che la “sinistra” si è giustamente opposta alle invasioni americane e alle operazioni di cambio di regime aiutata in parte da media russi.
Coloro che, dalle cosiddette sinistra e destra, romanticizzano la Russia dovrebbero sapere che questa è stato per molto tempo il progetto imperiale di una minoranza, ivi inclusa l’incarnazione imperiale dell’Unione Sovietica. In effetti, la Russia di oggi è ancora un impero che ha reso invisibile la maggior parte dei suoi abitanti. Cioè, l’”imperialismo” non è incarnato solo dall’America, ma anche Russia, Cina e India sono, in modi distinti ,formazioni imperiali. Tuttavia, l’Unione Europea conserva ancora la possibilità di essere qualcos’altro.
La vittoria propagandistica della Russia di Putin ha una logica. Quello che viene chiamato il “liberale” e il cosiddetto “centro”, soprattutto in America, stava diventando una minoranza. Ciò diventato evidente attraverso il movimento “occupy” e successivamente nel teatro elettorale del 2016-2017, dove la popolarità di Bernie Sanders non gli è stata sufficiente per ottenere la nomination dal Partito Democratico. Le prospettive e le aspirazioni della maggioranza non potevano essere espresse nei consolidamenti dei vecchi media. Invece, la propaganda russa iniziò ad amplificare queste altre voci di malcontento, definendole anche come uno strumento di controllo e caos. Cioè, la critica della democrazia ha fatto sì che le conversazioni democratiche venissero dirottate da una propaganda nefasta in vista dell’ulteriore erosione delle istituzioni democratiche.
Date queste complicazioni laddove le intenzioni non possone essere lette, e dato che l’UE e “l’Occidente” non condividono lo stesso telos (perché non è nel loro interesse), sarà nell’interesse di tutti – il che significa del mondo – trovare una negoziabile conclusione pacifica di questo conflitto.
Teleografia
Questa situazione ci risveglia di nuovo, subito dopo la pandemia, alla più che evidente crisi del mondo. Ciò con cui essa ci costringe a fare i conti sono tre tendenze distinte ma correlate:
- La dissoluzione del concetto razzializzato e militarizzato de “l’occidente” in filosofia e della “differenza orientale-occidentale”. Il concetto alla base dell’Europa nell’Unione Europea si chiede di osservare questa tendenza. Le vittime del termine ‘occidente’ sono sia coloro le cui vite e speranze sono state soggette a debellatio, sia coloro che vivono nei territori mutevoli dell’occidente, accumulando responsabilità per mali di una portata tale che non sappiamo ancora farvi i conti.
- L’evidenza dell’insostenibilità degli stati-nazione, che tendono sempre all’espansionismo e al parassitismo, in un mondo che non può risolvere le sue grandi preoccupazioni ed i suoi grandi mali – guerra nucleare, clima, energia, povertà, habitus inabitabile di confinamento tecnologico dell’uomo – garantendo la sopravvivenza dell’ormai accelerata de-democratizzazione del modello di Stato nazione. Quella che osserviamo come religiosità militarizzata, attraverso le religioni, non è il segno di un ritorno alla religione, ma l’indicazione che i modelli nazionali sono diventati catastrofici. Per non dimenticare, non è possibile ricorrere all’ a priori idilliaco della vita religiosa. Tutte le religioni sono strumenti militarizzati, compresa la religione “pacifica” del buddismo, dai tempi dell’imperatore Asoka alla cooperazione dei monaci buddisti nel genocidio dei Tamil in Sri Lanka.
- Le tendenze emerse attraverso le comunità che sono state rese possibili attraverso Internet e l’aumento del movimento di persone in tutto il mondo che sono l’ombra di una democrazia mondiale.
Se fossimo in grado di imparare qualcosa da tutto ciò, serebbe che l’era della spartizione e del possesso del mondo e delle persone da parte di nazioni potenti in competizione dovrebbe finire. Se l’oggi segnasse la fine dell’ordine mondiale anglo-americano, domani potrebbe aprirsi l’era di Cina, India e Russia, il che potrebbero non essere nell’interesse nemmeno delle persone all’interno di quei confini. Invece, per mezzo di ogni risorsa, dovremmo percepire le evidenti tendenze nel mondo in vista di una democrazia del mondo che non venga immaginata come un governo del mondo sul modello dello stato nazione. Per tale possibilità, e per nostra necessità, non dovremmo affidarci alle convenzioni dei negoziati tra imperi e nazioni, ma questo momento dovrebbe essere colto come il Khairos per un nuovo a-nazionalismo o non-nazionalismo attraverso il quale possa emergere una democrazia del mondo.
Riferimenti:
[1]Jean-Paul Sartre, Critique of Dialectical Reason, Volume One, Verso, 2004, London, p. 665, traduzione nostra. In questo complesso testo di Sartre, i termini “campo”, “polivalenza” e “univoco” sono da intendersi propriamente.
[2]Maggiori informazioni sul teleografo nella parte 2 di questo testo.
[3]Questi termini e concetti sono essi stessi adombrati dall’arabo ” Hmarr “.
[4]Non esiste una nazione non razzializzata.
[5]George W. Bush e Tony Blair giudicati colpevoli di crimini di guerra, https://nationalpost.com/news/george-w-bush-tony-blair-found-guilty-of-war-crimes-in-malaysia
[6]George Bush: ‘Dio mi ha detto di porre fine alla tirannia in Iraq’, https://www.theguardian.com/world/2005/oct/07/iraq.usa
[7]“Somalia: responsabilità zero mentre le morti civili aumentano dagli attacchi aerei statunitensi”, https://www.amnesty.org/en/latest/news/2020/04/somalia-zero-accountability-as-civilian-deaths-mount-from -us-air-strikes/ L’obiettivo della Somalia è iniziato quando Bill Clinton l’ha bombardata per distrarre il mondo dallo scandalo Lewinsky. Vedi “I motivi dell’attacco aereo di Clinton messi in discussione Molti si chiedono se l’attacco fosse inteso a distrarre dalla questione di Lewinsky”, https://www.baltimoresun.com/news/bs-xpm-1998-08-23-1998235021-story.html
[8]“La campagna di disinformazione”, https://www.theguardian.com/education/2001/oct/04/socialsciences.highereducation
[9]Sebbene la Russia non vi partecipasse, gli interessi dell’impero russo erano rappresentati.
[10]Vedi “The Obscure Experience”, Coronavirus, Psychoanalysis, and Philosophy: Conversations on Pandemics, Politics, and Society , a cura di Fernando Castrillón , Thomas Marchevsky , Routledge , Londra, 2021.
[11]L’uomo che vuole distruggere l’Occidente, https://www.politico.com/magazine/story/2017/03/trump-steve-bannon-destroy-eu-european-union-214889/
[12]Boris Johnson sotto pressione per licenziare la raccolta fondi dei Tory sui collegamenti russi, https://www.ft.com/content/2ccd61c2-0c4d-48ec-bcda-03ad0bb6f85c
Traduzione dall’inglese di Benedetta Todaro
Data:
03/04/2022
Presentazione dell'autore:
Shaj Mohan è un filosofo che vive nel Subcontinente indiano. I suoi lavori riguardano la metafisica, la filosofia della tecnologia, la ragione, la politica e la veridicità. I suoi scritti politici sono apparsi su Le Monde, Libération, La Croix, Mediapart e The Wire. E’ autore, con Divya Dwivedi, di Gandhi and Philosophy: On Theological Anti-Politics (London-New Delhi: Bloomsbury Academic, UK, 2019). Ha creato, con Divya Dwivedi, la rivista on line Philosophy World Democracy.