Una recensione al libro “Esercizi di psicoanalisi” di Elvio Fachinelli, Feltrinelli 2022 a cura di Dario Borso con prefazione di Massimo Recalcati.

Nella sua prefazione al testo, Massimo Recalcati sottolinea presto un aspetto rilevante: Elvio Fachinelli è stato uno degli psicoanalisti più originali e importanti del nostro paese.

Dario Borso, il curatore dell’opera, ha scelto per questa pubblicazione ventisei scritti che si riferiscono a quattordici nuclei più compatti, integrandoli con dodici testi già pubblicati ma introvabili. Borso, in una nota filologica racconta che la vedova di Lamberto Boni, psicoanalista e amico di Fachinelli, “ritrovò in soffitta una valigetta di manoscritti che il secondo [Fachinelli] aveva affidato al primo [Boni]”. “Si tratta di undici diari e oltre duecento fogli da raccoglitore, la cui completa trascrizione assomma a 1.900.000 battute, spazi compresi.

Il titolo “Esercizi di psicoanalisi” è stato scelto per “l’onnipresente taglio sperimentale oltreché per la vastità dei temi trattati”. Gli scritti presenti in questo volume coprono il periodo che va da febbraio 1971 a dicembre 1988. Dario Borso è stato aiutato da Giuditta Fachinelli, figlia di Elvio, nella decifrazione dei manoscritti, essendo questi “vergati con una grafia minuta.

Questa raccolta nel complesso riprende alcune delle tematiche e punti nodali già presenti nelle precedenti pubblicazioni di Fachinelli, a lui molto care. Ritroviamo ad esempio alcuni capitoli sulla caratteriologia anale, in riferimento alla pubblicazione del 1974 di Feltrinelli “Il bambino dalle uova d’oro”. Ancora, alcune riflessioni sul saggio di Freud “La negazione” (1925) molto caro a Fachinelli, il quale ne propose anche una sua traduzione (1974). Ritroviamo inoltre in questa raccolta alcuni scritti politici riferibili alla precedente pubblicazione di DeriveApprodi, e curata sempre da Borso, “Al cuore delle cose. Scritti Politici” (2016). Alcuni capitoli pubblicati riprendono le tematiche della mistica e dell’estasi che possono essere messi in connessione al testo di Adelphi “La mente estatica” (1989). Infine, alcune riflessioni sul rapporto di Freud e la religione ebraica già presente nel libricino sempre edito Adelphi “Su Freud” (2021).

Per questo motivo riteniamo che questa ultima pubblicazione vada letta come proseguimento e arricchimento del pensiero di Fachinelli, così come articolato nei precedenti lavori.

Anche “Esercizi di psicoanalisi” evidenzia l’importanza di un pensiero aperto e in continuo cambiamento, se si vuole che il ruolo della psicoanalisi nella società contemporanea sia necessario, un pensiero vivo che interseca il tema della corporeità.

Ritroviamo a tal proposito – nel secondo capitolo – il trascritto di una conversazione avvenuta il 30 marzo del 1974 a Milano tra Lacan e Fachinelli in occasione di un incontro organizzato da “La scuola freudiana”. In questa occasione Fachinelli domanda allo psicoanalista francese cosa significhi per lui un gesto fatto con la propria mano, passando il dorso delle dita sotto il mento, comunemente interpretato come un gesto di menefreghismo. A partire da questo scambio, i due si impegnano in un dibattito acceso sul discorso della corporeità in relazione al linguaggio.

Da questi scritti scelti emergono in maniera potente e viva – come fossero un organismo biologico, per l’appunto – le riflessioni di Fachinelli che riguardano l’inconscio. Riflessioni che da alcuni potrebbero non essere considerate “ortodosse”, che tendono e, contemporaneamente, si allontanano dalle teorizzazioni sull’inconscio di Lacan, come esemplificato nel secondo capitolo. Emerge un discorso sull’inconscio caratterizzato dall’inconoscibilità. Fachinelli sottolinea l’importanza della corporeità e del “dire” materno che prima del linguaggio plasma il soggetto.

Oppure, prendiamo le attraenti riflessioni sulla fantascienza che ritroviamo al capitolo 4, intitolato “Il quinto privilegio dell’inconscio”.  Questo “esercizio” venne scritto da Fachinelli a commento di un testo pubblicato da Boris Eizykman nel 1973.

Eizykman (1973), nel suo testo aveva pubblicato una nota presente nel saggio di Freud del 1915 Das Unbewusste [L’inconscio] in riferimento ad un quinto privilegio dell’inconscio oltre ai famosi quattro: assenza di contraddizione, mobilità degli investimenti, atemporalità e sostituzione della realtà psichica a quella esterna. Scrive Freud: “Ci risparmiamo per un altro contesto la menzione di un altro importante privilegio dell’inconscio”.

Eizykman sottolinea che la promessa di Freud non è mai stata mantenuta e, inoltre, recupera le meticolose ricerche di James Strachey il quale ha ipotizzato che Freud potesse riferirsi in qualche modo “al rapporto dell’Inconscio con le parole: o forse a uno dei lavori inediti della serie”[1].

L’autore torna poi su una lettera di Freud a Groddeck, epistolario pubblicato nel 1960 successivamente al lavoro di Strachey, in cui scrive: “Nel mio articolo sull’inconscio che Lei cita, troverà una nota poco appariscente. Voglio rivelarLe che cosa qui veniva rimandato: l’affermazione che l’atto inconscio ha un’influenza plastica intensiva sui processi somatici, quale all’atto conscio non è mai riservata”.

Eizykman conclude perentorio: “Gli scrittori di fantascienza conoscono meglio di Strachey il sorprendente quinto privilegio dell’inconscio”.

Fachinelli sottolinea che “Strachey pensava a un rapporto dell’inconscio con le parole, evocava cioè l’essenziale della posizione di Lacan.” E in precedenza aveva commentato: “Ma la sua ipotesi, sbagliata, non è priva di direzione, si potrebbe dire.” E aggiunge: “Freud invece guardava da tutt’altra parte, e cioè al rapporto dell’inconscio con il corpo.”

Fachinelli esprime dei complimenti a Eizykman: “Bravo” e ancora “(…) bella forza!”. E prosegue la sua disamina sulla “reticenza” di Freud e quel “risparmio che gli fa confinare in nota ermetica uno dei nodi fondamentali di possibile sviluppo della psicoanalisi”. Egli si riferisce a “l’inconscio che plasma gli organismi”. E procedendo nelle riflessioni conclude: “Magico, la parola è detta. Ecco l’ambito da cui Freud si è ritratto e che, dopo la religione, dopo la fantascienza e tutto il resto, bisognerà pure decidersi ad affrontare”.

Ecco la sorprendente affermazione che emerge dal capitolo: la fantascienza rappresenta meglio il quinto privilegio dell’inconscio di molti scritti psicoanalitici. E non è la psicoanalisi che deve spiegare e interpretare con i suoi metodi e strumenti queste narrazioni fantascientifiche, non si tratta di una sfida o una competizione a chi si rappresenti al meglio la questione dell’inconscio. Ma ciò che sembra stagliarsi riguarda proprio la potenzialità di una descrizione di ricordi ritrovati (film visti, libri letti, ricordi infantili ecc…).

Negli anni, diversi psicoanalisti si sono cimentati con questa tematica (Cfr Aulagnier 1975; Botella 2004; Correale 2021). E non sorprende l’interesse che alcuni hanno mostrato, tra cui Fachinelli stesso, per le riflessioni di Benjamin (1920) sulle allegorie.

A nostro parere, questi scritti di Fachinelli, letti insieme alle altre pubblicazioni dell’autore, indicano un futuro per la psicoanalisi. E questa importante tematica per la contemporaneità si potrebbe anche tradurre nel seguente quesito: cosa avviene nel passaggio tra le generazioni di psicoanalisti? [2]

La lettura di Fachinelli è un contributo fondamentale affinché possa esserci oltre alla memoria anche un ricordo vivo (Assmann 1999) nella istituzione psicoanalitica.

Questa autrice, infatti, propone di chiamare memoria un insieme di sapere acquisito, accumulato e ormai stabilizzato che tende a riproporsi in forme uguali e per certi versi immutabile. Il ricordo, invece, è la forza soggettiva con cui ci si approccia al passato come qualcosa che si incontra per la prima volta, in modo da conferirgli un significato personale, che potrà essere nuovamente condiviso e quindi aperto ad ulteriori sviluppi nell’ambito dell’istituzione di appartenenza (Cfr anche Correale, 2021, cap. 13).

Sappiamo dagli studi di diversi autori, non ultimi quelli di Freud (1913) e di Bion (1973), che nelle istituzioni è sempre presente il rischio di una cristallizzazione del pensiero e un asservimento della memoria gruppale ai fini prestabiliti di conservazione del gruppo stesso. Il fine ultimo rischia di diventare la sopravvivenza della istituzione indipendentemente da tutto, ciò che Nietzsche chiamava “potere” (1874).

È inevitabile notare come il pensiero di Fachinelli, rispetto a numerosi autori psicoanalitici, sia strutturato sull’apertura ad interessi ed ambiti che sono oltrepassano il terreno proprio della psicoanalisi, cercando un dialogo scambievole tra la psicoanalisi e questi altri ambiti. L’approccio che ha sempre caratterizzato l’opera di Fachinelli rappresenta oggi una necessità per lo sviluppo di una disciplina che si trova davanti ad una grande domanda: come aiutare i pazienti?

 

Note:

[1] Strachey, commento alla nota di Freud presente nel volume 14 della Standard Edition, 1915.

[2] Ringrazio la dottoressa Cristiana Cimino per gli spunti di riflessione riguardo a questa tematica e le connessioni al pensiero di E. Fachinelli

Bibliografia:

Assmann (1999) Ricordare. Forme e mutamenti della memoria culturale, Il Mulino, 2002.

Aulagnier, P. (1975). La violenza dell’interpretazione. Borla.

Benjamin, W. (1972) Angelus Novus. Saggi e frammenti, Einaudi.

Bion (1963) Gli elementi della psicoanalisi, Armando Editore, 1973.

Botella C. e S. (2014) La raffigurabilità psichica, Borla, 2004.

Correale, A. & Provini, L. (a cura di) (2021). La potenza delle immagini. Mimesis.

Eizykman B., (1973) Science-fiction et capitalisme. Critique de la position de dèsir de la science, Mame.

Fachinelli, E. (1974). Il bambino dalle uova d’oro. Adelphi.

Fachinelli, E. (2016). Al cuore delle cose. Scritti Politici. DeriveApprodi.

Fachinelli, E. (1989). La mente estatica. Adelphi.

Fachinelli, E. (2021). Su Freud. Adelphi.

Freud, S. (1913) Totem e Tabù, in Opere 7, Bollati Boringhieri, 2000.

Freud S. (1925) La negazione, in Opere, 10, Bollati Boringhieri, 2000.

Freud, S. & Groddeck, G. (1973). Carteggio Freud-Groddeck. Adelphi

Nietzsche, F. (1874) Schopenhauer come educatore, Adelphi, 1985.

Data:

06/10/2022

Alcune informazioni sull'autore:

Leonardo Provini è Psicologo e Psicoterapeuta a Roma. Co-editor della sezione italiana dell’European Journal of Psychoanalysis e dottorando presso la Sapienza Università di Roma.

Massimiliano Pompa è Psicologo e dottorando presso la Sapienza Università di Roma.

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